mercoledì 24 febbraio 2010
domenica 21 febbraio 2010
giovedì 18 febbraio 2010
venerdì 12 febbraio 2010
In ricordo di Stefano Giusti
Ecco le parole di Luca Massi relativamente alla dedica del Circolo Pd di San Benedetto a Stefano:
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giovedì 4 febbraio 2010
Intervento di presentazione della Mozione “ La situazione della Casa di Reclusione di Ranza nel Comune di San Gimignano e della Casa C. di Siena
Buongiorno a tutti,
cominciamo col dare un po' di numeri. In Italia abbiamo 65.067 detenuti, di cui meno della metà imputati e il resto (33.247) condannati. Di questi 24.152 sono immigrati ed è da notare come il numero degli imputati detenuti tra gli immigrati superi di quasi quattromila unità i condannati detenuti, mentre tra i cittadini italiani il numero dei condannati detenuti superi di quasi seimila unità gli imputati detenuti.
In definitiva, l'Italia ha una consistente popolazione detenuta, che determina molto spesso condizioni di sovraffollamento e difficoltà di gestione. Per questo motivo, qualche giorno fa, il 13 gennaio, il Governo ha dichiarato lo stato d'emergenza nazionale. Conseguentemente, nel comma 219 della Legge Finanziaria 2010, sono stati stanziati cinquecento milioni per le infrastrutture carcerarie, prevedendo o la realizzazione di nuove strutture o l'aumento della capienza di quelle esistenti. In particolare, è prevista la realizzazione di quarantasette nuovi padiglioni affiancati a strutture già presenti nei territori. In tutto questo, si prevede anche di assumere alcune unità come Polizia Penitenziaria. Tutto ciò significa che a qualcosa sono servite le proteste, l'impegno e la determinazione di tanti cittadini, delle istituzioni locali, degli agenti penitenziari... Tutto questo però non basta. La creazione di nuovi padiglioni è davvero pericolosa, se non ragionata: credo di poter dire fin da ora che una soluzione del genere non andrebbe affatto bene per la Casa di Reclusione di San Gimignano. Chiedo in prima istanza di aggiungere le seguenti due correzioni alla Mozione. Inserire in conclusione del settimo capoverso la frase “come evidenziato in una lettera del Sindaco Giacomo Bassi al Ministro Angelino Alfano” e inserire alla chiusura della mozione “nonostante i piccoli segnali dati nell'approvazione della Finanziaria 2010, che speriamo possano essere solo una base di partenza di un nuovo e più incisivo intervento del Governo sulle tematiche in oggetto”.
Tutto questo non basta, dicevo. La situazione presentata nella Mozione rimane. Noi non possiamo considerare le carceri come dei luoghi di stoccaggio di rifiuti tossici che la nostra società produce, non possiamo considerare le carceri come luoghi in cui rinchiudere i reietti per renderli inoffensivi, come fosse uguale spedirli in una lontana isola deserta. Non possiamo considerare le carceri un costo da ottimizzare per stipare uomini e donne in celle strette, ledendo i loro diritti di esseri umani. Non possiamo accettare che (e le condizioni di sovraffollamento incidono) ci sia un tasso di suicidi così alto in carcere. Cito Sofri che racconta come nelle carceri ci sia “una disperazione sulla quale non scende più nessun anestetico e che i traduce in un alto tasso di suicidi, che sono tanto più significativi perché commessi da persone giovani, che hanno pene brevi, oltre alle diffuse forme di autolesionismo fisico”. Il 2009 è stato l'anno con più suicidi in carcere della nostra storia: 72.
Infine, non possiamo legare il concetto di detenzione meramente a quello di 'punizione'. Viceversa, il sistema penitenziario è parte della società ed in essa svolge un ruolo cruciale attraverso la riabilitazione e le fasi trattamentali. Senza entrare nei dettagli, anche se consiglio vivamente una lettura come Cesare Beccaria ai nostri rappresentanti attualmente al Governo, il messaggio che dobbiamo dare deve essere chiaro e forte: investire sul sistema carcerario significa investire su una società migliore.
E alcune interpretazioni semplicistiche delle condizioni dei detenuti, peraltro preoccupanti a maggior ragione dopo gli eventi di cronaca degli ultimi mesi, lasciano il tempo che trovano. Ha avuto ad dire sempre Sofri come “il dolore nelle carceri sia una specie di fondo perenne e in questo senso sordo: un dolore, cioè, che nessuna risata, nessun gioco allegro, nessuno spintone tra ragazzi -che sono la maggioranza della popolazione carceraria oggi-, nessuna partita di calcio o di calcetto o di biliardino può far dimenticare nemmeno per un momento”. Credo che queste parole esprimano bene di cosa stiamo parlando.
In Toscana abbiamo 4321 detenuti, praticamente quanto un Comune della nostra Provincia. A Siena sono detenuti 386 detenuti circa. C'è una situazione che è divenuta intollerabile da tempo e cui la nostra istituzione può dare il proprio impegno e la propria solidarietà a partire dall'approvazione di questa mozione, su cui spero troveremo convergenze anche dalle minoranze perché è un problema del nostro territorio.
Andrò per sommi capi. Primo punto: il sovraffollamento di Ranza. Il carcere di Ranza vive in un significativo sovraffollamento. Ad ora abbiamo un sovraffollamento stimato di circa 103 detenuti. Questo significa un'oggettiva difficoltà a garantire standard decenti di vivibilità, nonostante il lavoro quotidiano e l'impegno di tanti operatori ed agenti. A Ranza sono presenti 306 detenuti, con una complessità ed una composizione molto eterogenea. Più di un terzo, infatti (120 ad ora), sono stranieri, cinquanta nordafricani e quaranta dell'Europa dell'Est. Questa situazione eterogenea rende ancora più impegnativo il lavoro degli agenti nel carcere.
Secondo punto: a fronte di questa situazione, a Ranza si registra una carenza di organico pari a circa il 42% rispetto alla Pianta Organica prevista per un carcere di quelle dimensioni. Sono attive ad oggi 131 unità nel carcere con un deficit di 102 unità. Il decreto ministeriale del 2001 in materia, infatti, prevede duecentotrentatré unità attive nella Casa di Reclusione di Ranza. In particolare mancano dodici ispettori, undici sovrintendenti e trentasei agenti ed assistenti. Ciò determina un ricorso obbligatorio alle ore di lavoro straordinario, che mediamente significano sei giorni di lavoro in più al mese per ciascuna unità.
Inoltre, il sovraccarico di lavoro e la responsabilità sono diventati intollerabili per la Polizia Penitenziaria di Ranza, che mette a rischio la propria incolumità fisica. E' di non molti mesi fa l'episodio di una grave aggressione da parte di un detenuto che ha mandato a lungo in ospedale un agente penitenziario. Questi sono fatti gravi, che generano insicurezza, difficoltà a svolgere il proprio lavoro, difficoltà ad attivare molte attività... Su tutto questo si è attivato da tempo il Sindaco di San Gimignano, Giacomo Bassi, molti altri enti locali, oltre che gli Onorevoli Franco Ceccuzzi e Susanna Cenni.
Terzo punto: a Ranza manca una dirigenza stabile. L'attuale Dirigente è impegnato nella conduzione di un altro istituto in una regione lontana dalla nostra e questo genera per forza problemi. Inoltre, manca proprio l'assegnazione di un Dirigente alla guida dell'istituto in pianta stabile.
Il quarto punto sta nei fattori di insicurezza percepita dalla popolazione sangimignanese e in particolare da chi abita vicino al carcere. Anche questo è un aspetto da tenere in considerazione.
Il quinto punto riguarda, invece, la Casa Circondariale di Siena. Anche qui si registra una carenza di organico, pari a diciotto unità, di cui dieci agenti o assistenti. Il sovraffollamento a Siena è calcolato in circa trenta detenuti. Quello che però più preoccupa è di ordine igienico-sanitario. La struttura penitenziaria è infatti fatiscente, invivibile sotto l'aspetto igienico-sanitario. Inoltre, la collocazione nel centro storico non aiuta né la possibilità di intervenire in modo determinante sulla struttura, né nel contemperare la sicurezza con un contesto esterno improntato principalmente al turismo. Su questo bisogna fare qualcosa.
Il sesto punto che voglio portare alla vostra attenzione riguarda l'impossibilità, in queste condizioni, di procedere spesso alle attività, in particolare di mantenere viva e implementare quella rete di relazioni con associazioni importanti nel tessuto del nostro territorio. Ci sono tante associazioni ed enti che si impegnano nel creare un ponte solido tra il carcere e la società, che riescono ad incidere in modo determinante sul reinserimento. Sostenerle e rendere il carcere un luogo sicuro per chi va ad operarci è un obiettivo primario.
Un altro aspetto, il settimo a questo punto, è che il Governo non ha dato risposte circostanziate e precise a precise e circostanziate domande degli enti locali e dei nostri Parlamentari. Spero che anche da parte delle opposizioni di questo Consiglio ci sia la volontà di portare questa questione all'attenzione. Spero che su questo tema riusciremo a fare un lavoro insieme, visto che stiamo parlando di questioni così vive ed importanti per i nostri territori.
Dobbiamo considerare il carcere come un luogo strategico e complementare della società. Per fare questo, serve la volontà di investire e di prestare attenzione a tutto quello che accade.
Vi ringrazio per l'attenzione.
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