"Signori Sindaci, Ex partigiani e combattenti, Associazioni Antifasciste, Autorità presenti, Signore e Signori, voglio portarvi il saluto di tutta
Questa ricorrenza è l’occasione per ricordare il senso di avvenimenti che hanno segnato il nostro Novecento; un dovere di attenzione e riflessione che non è celebrativa, ma politica e morale. Ed è giusto farlo perché lì stanno le radici della Repubblica democratica, della Costituzione e della libertà, del nostro vivere civile".
Il nome di Montemaggio evoca uno dei fatti più spietati della ferocia fascista ed una delle pagine della ribellione giovanile antifascista in provincia di Siena. Il 28 Marzo
Dopo l’attacco e la resa dei partigiani di fronte alla forza preponderante degli assalitori, quello stesso 28 Marzo del ’44, tutti i prigionieri furono uccisi dai fascisti. Qui caddero 17 giovani partigiani. Solo Vittorio Meoni, pur colpito e ferito, riuscì a sottrarsi all’esecuzione.
Tutti noi siamo consapevoli di quanto la memoria sia una questione politica di prima grandezza ed abbia implicazioni a tutti i livelli nella vita sociale. Il nostro tempo avverte la difficoltà del ricordo. Siamo nella fase di passaggio: quando la memoria “vivente” dei sopravvissuti – ormai sempre più circoscritta – per non essere dispersa, deve trasformarsi in memoria “culturale”. Una memoria “esterna” che si poggia su molteplici sostegni: luoghi, archivi, musei, libri, filmati, ma anch’essa portatrice di senso in quanto costruisce l’identità collettiva, sociale.
Lo scorso gennaio sono stato ad Auschwitz con il Treno della Memoria insieme ad un migliaio tra studenti ed insegnanti delle scuole superiori della Toscana. Ebbene visitare questi luoghi che sono “memoria vivente” di quel terribile passato rende palpabile la profondità dell’offesa alla vita che si è consumata in quegli anni nel cuore dell’Europa, dove fu messo in atto un progetto politico criminale.
I partigiani si sono battuti contro una dittatura dagli esiti distruttivi e feroci, contro le deportazioni, contro la riduzione dell’uomo a strumento di lavoro forzato, contro il sistema dello sterminio. Hanno combattuto per il riscatto dei valori cancellati dal fascismo e dal nazismo, per riconquistare al Paese l’onore perduto.
Voglio dirlo chiaro: una cosa è combattere per la libertà e la democrazia , altra cosa è combattere per difendere la dittatura fascista! Le due cose non potranno mai essere messe sullo stesso piano! E questa differenza, credetemi, diventa palpabile e percepibile da tutti, anche dai più giovani, visitando i luoghi dell’orrore come lo sono stati i campi di concentramento!
Signori Sindaci, anche
Pensiamo alla deportazione degli operai e dei lavoratori del nostro Paese, quelli che scioperando in condizioni drammatiche nel marzo 1944 chiesero la liberazione dei prigionieri politici e la fine della guerra. La repressione contro di loro fu spietata; migliaia furono arrestati ed inviati nei campi di sterminio. Molti di loro furono consegnati ai tedeschi dai fascisti di Salò.
Dobbiamo ricordare anche il contributo dei militari nella Resistenza e nella Liberazione, per ricostruire l’ampiezza che l’opposizione al fascismo ebbe in Toscana e nel resto d’Italia. Pensiamo al gran numero e di soldati di ufficiali che all’indomani dell’8 Settembre 1943 aderirono singolarmente o a gruppi alla Resistenza. Mi riferisco a quella che è stata definita la ”Resistenza senz’armi”, compiuta dagli oltre 650.000 militari italiani, i cosiddetti IMI, internati militari italiani, catturati dopo l’8 Settembre 1943 e deportati nel territorio del Terzo Reich.
Sappiamo che la stragrande maggioranza di loro si rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale Italiana e di combattere a fianco dei nazisti preferendo rimanere nei campi di prigionia, costretti al lavoro forzato, e che molti di loro trovarono la morte per le privazioni e vessazioni subite.
C’è poi la vicenda, per alcuni versi meno conosciuta ma non secondaria dei tanti giovani toscani ed italiani che tra l’estate 1944 e l’Aprile 1945, provenendo dalle regioni ormai liberate ed avendo molte volte alle spalle un’esperienza partigiana si arruolarono nel ricostituito Esercito italiano e contribuirono alla formazione dei cosiddetti “Gruppi di Combattimento”.
Il nazifascismo fu sconfitto sul campo grazie all’azione congiunta degli eserciti Alleati e di tutte le forze impegnate nella Resistenza e nella guerra di Liberazione. Il prezzo pagato fu altissimo: migliaia di morti e di feriti tra civili e militari, molte città e paesi distrutti. Oltre alle stragi di civili inermi in località dai nomi tristemente noti.
Le formazioni partigiane, i “Gruppi di Combattimento” e quanti, civili e militari, nei modi più diversi, parteciparono alla Resistenza ed alla Liberazione, consegnarono al futuro un Paese in piedi, in grado di far valere a livello internazionale le proprie scelte di democrazia. A ciascuno di questi protagonisti, tra cui ricordiamo oggi i 17 giovani uccisi a Montemaggio, va il nostro debito di riconoscenza che gli anni trascorsi possono solo accrescere.
Signori Sindaci, il 1° Gennaio 1948, con l’entrata in vigore della Costituzione repubblicana, si introducono nel nostro ordinamento i fondamentali diritti di libertà ed i diritti sociali, configurando un vero e proprio “programma” per il futuro del Paese, una sintesi avanzata delle aspirazioni delle forze democratiche che avevano partecipato alla sconfitta del fascismo ed ai lavori dell’Assemblea Costituente.
Le parole con cui la nostra Costituzione, all’articolo 2, proclama che “
L’articolo 2 della nostra Costituzione, in sintesi, garantisce il diritto di ciascun individuo ad ottenere dallo Stato il riconoscimento e la difesa delle proprie libertà, che sono inviolabili. E’ una conquista decisiva ed irreversibile, che vuol mettere la parola “fine” agli orrori che molti Stati del Novecento hanno sperimentato sulle persone in carne ed ossa.
A tutti gli smemorati ricordiamo che il XX secolo, il “secolo infelice”, come lo ha definito l’ungherese Imre Kertész, deportato ad Auschwitz e Premio Nobel per
Dobbiamo esserne consapevoli, anche nei momenti in cui le cose sembrano andare male e ci sarebbe spazio per il pessimismo. La nostra Costituzione ci offre sempre la possibilità di riprendere il cammino da una posizione avanzata.
Di questo abbiamo avuto prove sovrabbondanti nel corso degli anni. Non tutti gli Stati, infatti, hanno una Costituzione che imponga a loro stessi il rispetto dei diritti inviolabili della persona. Ecco perché dobbiamo tenerci cara la nostra e respingere i tentativi di modificarne la sostanza e la natura.
Ma
Ci troviamo dentro ad un processo di globalizzazione che ha posto agli Stati domande nuove ma, allo stesso tempo ha ridotto la loro capacità di intervento e di risposta. La crisi finanziaria internazionale, che è iniziata nell’estate del 2007 e che si è trasformata in crisi economica con un’accelerazione straordinaria, ci dice che siamo ad una svolta in questo processo e che abbiamo davanti molti pericoli ed opportunità.
Siccome quella protezionistica rappresenta una non-soluzione ed è impensabile il tentativo di arginare la spinta poderosa delle forze produttive che tende a unificare il genere umano, la vera sfida è negli strumenti di governo del processo di globalizzazione, che si facciano carico delle grandi questioni da cui dipende il destino dei popoli e dell’ambiente, intimamente connessi.
Anche il tema dei diritti e della democrazia è tirato in ballo da questa crisi, perché sappiamo bene che è proprio nelle fasi di turbolenza che i diritti possono essere additati come il problema e non come la soluzione. Dobbiamo consolidare le conquiste democratiche e porre su basi solide lo sviluppo, perché è un fatto che dietro all’economia ed ai suoi meccanismi ci sono le persone ed i loro bisogni. E’ un banco di prova dove tutti siamo chiamati a tirar fuori il meglio. Soprattutto per evitare che si dimostrino realistiche le parole di Hannah Arendt sul fatto “le tendenze politiche, sociali ed economiche congiurano segretamente per maneggiare gli uomini come cose superflue”. Sono parole che ci devono far pensare e che non dobbiamo mai mettere da parte.
E’ questo impegno, anche qui ed oggi, l’omaggio più vero ai giovani martiri di Montemaggio, alla Resistenza ed alla Costituzione della Repubblica, a pochi giorni dalla celebrazione del nostro Risorgimento e dei 150 anni di Unità d’Italia"
Enrico Rossi.