lunedì 26 febbraio 2007

Coraggio...

26 febbraio 1815
Napoleone Bonaparte fugge dall'Isola d'Elba

Giunto in Francia, Luigi XVIII gli inviò contro l'esercito.
Quando le truppe regie ed i seguaci bonapartisti si trovarono l'uno di fronte all'altro Napoleone si fece incontro all'esercito avversario e gridò
"Chi vuole sparare al suo Imperatore è libero di farlo".
Fu accolto da un tripudio.
Nonostante il rapido crollo, dopo soli cento giorni a Waterloo, la vittoria dell'ancient régime fu effimera.
Le rivolte che attraverseranno tutto l'ottocento (1830,1848,1871...) porteranno, seppur lentamente, l'Europa fuori dalle Monarchie assolute e dinastiche.
Racconto di quei giorni...
"Napoleone il 26 febbraio s’imbarcò con circa 1100 soldati in assetto di guerra e il primo marzo 1815 raggiunse la costa francese nel golfo di Jouan. I doganieri accorsero gridando "viva l’imperatore!". Cannes e Grasse non opposero la minima resistenza; subito dopo Napoleone si diresse verso Grenoble e il 7 marzo giunse nel villaggio di La Mure. Lontano in ordine di battaglia si vedevano le truppe inviate dalle autorità realiste col compito di sbarrare la strada di Grenoble. Le truppe reali avrebbero potuto sterminare quelle dell’imperatore, ma il loro comandante, constatato che i suoi soldati tremavano al solo pensiero di dover sparare contro l’imperatore, ordinò di ripiegare. Ma 50 cavalleggeri di Napoleone li fermarono e Bonaparte si accostò ai soldati immobili e disse: "Soldati del quinto reggimento mi riconoscete?" Essi risposero: "Sì, sì!", Napoleone si scoprì il petto e chiese: "Chi di voi e disposto a sparare contro il suo imperatore? Sparate!". Tonanti grida di saluto gli risposero. Tutte le truppe che il governo aveva mandato per la difesa di Grenoble passarono dalla parte dell’imperatore, che entrò a Grenoble accompagnato da queste truppe e da una folla di contadini. Napoleone annunciò alle autorità di Grenoble che aveva deciso di dare al popolo la libertà e la pace, che prima aveva "amato troppo la grandezza e le conquiste", ma che ora avrebbe condotto una politica diversa. Disse che veniva a liberare i contadini dalla minaccia di una restaurazione del regime feudale e che veniva a garantire ai contadini il possesso delle loro terre e dichiarò che voleva fare dell’impero una monarchia costituzionale rappresentativa. Dopo di ciò egli mosse su Lione con 6 reggimenti e forze di artiglieria abbastanza notevoli. Grandi folle di contadini lo seguivano, essi giungevano da ogni parte portando provviste e offrendo ogni aiuto possibile. Fu deciso di mandare contro Napoleone il maresciallo Ney che era molto popolare nell’esercito. Intanto le truppe passavano all’imperatore senza combattere: provincia su provincia, città su città cadevano in suo potere senza ombra di resistenza. Il fratello del re andò a Lione col maresciallo Macdonald; il maresciallo adunò tre reggimenti e ricordò loro che sarebbe scoppiata una nuova guerra con l’Europa se Napoleone avesse trionfato e li invitò a salutare il fratello del re col grido: "viva il re!"; un silenzio di tomba fu la risposta. Gli ussari napoleonici intanto stavano già entrando in città, Macdonald andò loro incontro con le truppe ritenendo di dover combattere, ma i suoi soldati si unirono a quelli di Napoleone. Il 10 marzo Napoleone entrò a Lione, dove riconfermò che avrebbe dato alla Francia la libertà interna e la pace. A Lione firmò l’atto che dichiarava abolite le due camere create da Borboni, revocò i giudici da essi nominati, nominò magistrati nuovi e ricostituì formalmente l’impero deponendo i Borboni e annullando la loro costituzione, quindi mosse su Parigi con 15000 uomini. Ney andò a Lons le Saunier per affrontare Napoleone; gli sembrava che l’abdicazione dell’imperatore fosse la sola via per la salvezza della Francia, Napoleone aveva violato il patto stipulato con le potenze e ciò avrebbe portato a una nuova guerra con l’Europa. Intanto le forze di artiglieria che dovevano giungere per aiutare Ney erano passate a Napoleone, mentre città su città scacciavano le autorità realiste e passavano all’imperatore. Le esitazioni di Ney cessarono e riuniti i suoi soldati disse: "La causa dei Borboni é perduta per sempre. La legittima dinastia che la Francia si é scelta risale sul trono." Il 20 marzo Napoleone entrò a Parigi, dove una folla si gettò verso l’imperatore e, respinto il seguito, aprì lo sportello della carrozza e con grida interminabili lo portò a braccia nel palazzo, mai egli era stato accolto così a Parigi.
Un uomo disarmato, dopo aver percorso il paese dalle coste mediterranee fino a Parigi, senza uno sparo aveva scacciato i Borboni ed era salito sul trono di Francia. Ma egli sapeva che ancora una volta non portava la pace, ma la guerra e che l’Europa avrebbe fatto di tutto per impedirgli di raccogliere le proprie forze.".
da EUGENIO TARLE, Napoleone, Milano,1996

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