Sandro Veronesi racconta, nel suo "Il ventre della macchina", della mania dell'accendino. Dopo anni di accendini usa e getta, il protagonista entra in possesso di un accendino bellissimo che ben presto diventa feticcio d'ossessione... Il protagonista non aveva mai avuto un accendino così perché aveva "orrore di dedicare tempo ed energie alla materia inerte, sotraendone ai miei pensieri di portata ultraterrena" e aveva "il terrore di ritrovarmene schiavo, e senza che la mia dedizione venisse riconosciuta o ricompensata". Viaggio psicologico dentro il consumismo e qualcosa d'altro... Più va avanti, più il racconto perde brillantezza... Ad essere sincero, da Veronesi mi aspettavo di più. Comunque è solo un bel raccontino...
Piero Colaprico, invece, mi ha sorpreso col suo "Scala C". Raccontino giallo fatto veramente benissimo, alla faccia mia che i gialli non mi appassionano. Infatti questo librettino bianco mi ha portato fino alle quattro di notte (con tanto di lucetta in mano) con conseguente difficoltà al risveglio la mattina seguente, ma questa è un'altra storia. Un nonno racconta al nipote la storia di un arresto rocambolesco. Notte, Milano, anni settanta, carabinieri, casa popolare, un matto, una scomparsa, la portinaia... E una pallina da tennis. Tutti gli ingredienti per 94 paginette avvincenti, con qualche notazione bella... Come questa, a proposito del casermone popolare: "Le notizie dell'omicidio (...) non suscitavano grandi reazioni, come se ogni appartamento fosse una barca in mare aperto" perché, come si dice qualche pagina prima, "più passa il tempo, più la gente chiude il mondo fuori dalla propria porta".
Insomma... Pochi soldini (2€ l'uno) ben spesi... E mi resta ancora da leggere il secondo di Lucarelli.
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