giovedì 22 febbraio 2007

Profonda tristezza...

E' accaduto...
E' successo...
Ancora una volta la sinistra radicale ha dimostrato di non saper stare al governo.
La cosa forse più di "sinistra" fatta dal governo Prodi... La politica estera...

E adesso risiamo qui... Come sempre... A torcersi le membra e ad arrovellarsi il cervello...
Quando l'ho sentito alla radio non ci credevo...

Dopo tanta fatica, tanti dibattiti, tanta campagna elettorale, lì a crederci, a volerci credere, ad andare porta a porta, a passare lunghe sere nelle sezioni, a discutere come fossimo pagati, anzi di più, a lasciare che il nostro tempo fosse inghiottito dalla forza delle idee, ad impegnarci per qualcosa che fosse alieno dall'individualismo e dalle cose che si vedono tutte le sere in televisione, a rinunciare a stare in famiglia per parlare con la gente, per spiegare che un'Italia diversa era possibile, a sostenere le scelte di questo governo... Eccoci qui, tristemente smarriti.

Magari avevamo anche un po' di orgoglio: per venticinquemila voti! Ci sentivamo davvero utili, noi militanti, quella razza in via di scomparsa che vuol ancora vivere, quella specie umana che si impegna senza volere un soldo in tasca, e che si meraviglia quando gli altri si meravigliano: "ma non ti pagano?!"...

Magari a volte abbiamo difeso anche cose che in fondo al cuore non si condividevano, perché sentivamo la necessità di sostenere un governo finalmente di centrosinistra... Lo facevamo noi, in casa, per le strade, nei bar, mentre invece non sono stati capaci di farlo due "dissidenti", simboli chiari di quanto sia difficile governare con una certa radicalità...

Adesso che facciamo noi militanti? Aspettiamo un Prodi bis. Si signori, e domani saremo a dire che va meglio, che adesso si fa sul serio... Ma la gente si sarà già stancata, dopo mesi in cui abbiamo garantito che "tanto Prodi dura cinque anni".

Ieri sera, la sera prima della caduta, sono tornato in casa. Il giorno alcune riunioni, tra cui una in cui si parlava di cultura e una in cui si parlava del futuro del nostro partito. Rientro tardi. Un amico di mio padre, di destra, mi dice: "ma allora questo Prodi quando casca?" (ignorando il dibattito del giorno seguente sulla politica estera) e io: "durerà cinque anni perché stiamo facendo grandi cose, o almeno stiamo muovendo i primi passi verso grandi obiettivi; te ne accorgerai"... E il giorno dopo... non ci voglio pensare...

Ma compagni, forza!!! Non finirà qui. Adesso abbiamo bisogno di nuova forza, di nuovi obiettivi, di nuovi sogni, ma anche di un partito più grande e responsabile. Mi dispiace dirlo. Ma c'è bisogno davvero anche di questo per cambiare la politica e l'Italia.

Ciao a tutti.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

“Spesso tra il palazzo e la piazza è nebbia sì folta e un muro sì grosso che, non vi penetrando l’occhio degli uomini, tanto sa il popolo di quello che fa chi governa e della ragione perché lo fa, quanto delle cose che si fanno in India” (Guicciardini - Firenze 1572 - “Ricordi”). E dunque : non demordere, il muro si deve sgretolare, anche se-come ti ho già detto-, il complotto è subdolo , la sua trama è evidente, tra vescovi, americani e traditori…Rabbia,rabbia,rabbia

Anonimo ha detto...

23 febbraio 2007 su L' Unità

Vaticano e Usa puntano il dito su Afghanistan e Dico


Nicholas Burns, Washington
Gli Stati Uniti e il Vaticano sono stati indicati dalla sinistra radicale - ma non solo da quella - come i burattinai che dietro le quinte hanno manovrato i fili ieri per far inciampare Prodi nella trappola tesa dai senatori a vita. Nella fattispecie nello sgambetto occulto di Giulio Andreotti, ligio ai dettami di papa Ratzinger contro i Dico, e nella trave palese piazzata da Francesco Cossiga, ex elettore di Prodi che ieri sfoggiava sul bavero della giacca il distintivo della 173° brigata Usa di stanza a Vicenza. L'America e le gerarchie della Chiesa sono, da sempre, i due spauracchi dei complottisti di sinistra. Ma cosa dicono, chiamati in causa, questi due "poteri forti" per dirla con le parole di Franco Giordano, la cui ingerenza è per altro storicamente documentata nella storia politica del'Italia?

Il quotidiano dei vescovi, l'Avvenire, fa "outing". E in un editoriale di stamani ammette: «Più si riflette sul senso e sull'articolato del disegno di legge Bindi-Pollastrini - si rileva nell'editoriale - più risulta evidente che lo sforzo di mediazione, pure prodottosi in seno al governo, non ha condotto a risultati apprezzabili. Questa constatazione rafforza le preoccupazioni iniziali. E genera un allarme che, ancora una volta, da cittadini non possiamo tacere». E così si smentisce il cardinale Ersilio Tonini, arcivescovo emerito di Ravenna, che ammette di non aver niente da festeggiare dalla caduta di Prodi e esclude un legame diretto tra Dico e caduta del governo. E l'America? Certo l'ambasciatore a Roma Ronald Spogli, artefice della lettera degli ambasciatori contro D'Alema non più di dieci giorni fa, avrà brindato ieri sera. E Washington?

«Apprezziamo i sacrifici e il supporto dell'Italia in Afghanistan - fa sapere da Washington a Roma tramite l'Ansa Nicholas Burns, terza carica al Dipartimento di Stato americano- ex ambasciatore Usa alla Nato e fedelissimo dell'ex capo del Pentagono Donald Rumsfeld ndr- , a margine di un intervento presso l'Atlantic Council- e, senza voler entrare nel merito del dibattito parlamentare italiano che non ci compete e rispettiamo - continua - speriamo che l'Italia confermi il suo impegno per quella che è una valida, importante, multilaterale iniziativa per la pace in Afghanistan». Lo ha. «L'Italia è stata una dei principali partner in Afghanistan per una missione sancita dall'Onu e mirata a sostenere un governo sovrano e per la quale c'è stata una grande collaborazione con i paesi europei», ha sottolineato il diplomatico che ha tuttavia insistito sulla necessità di un maggiore impegno europeo: «Non possiamo permettere alla Nato di fallire in Afghanistan. Abbiamo bisogno di vedere un più forte impegno da parte degli alleati europei in termini di truppe, fondi, mezzi». «E per quegli europei che temono un disimpegno americano per via dell'Iraq - ha continuato Burns, il cui incarico precedente è stato di Ambasciatore presso la Nato a Bruxelles - la risposta è stata data dalle recenti decisioni a riguardo prese dal ministro della Difesa e dal residente degli Usa».