Capitolo 3.5, terzo intermezzo (non scherzoso ma attento)
A.A.A.*, partito cercasi.
*Avvisi, Avvisaglie, Attenzioni
Il tempo scorre lentamente dal 21 aprile 2007. Dopo il congresso, ogni giorno è buono per sfogliare un giornale in cerca dell'immancabile pagina sul Partito Democratico. E, fino a poco tempo fa (prima della lettera di Fassino a Prodi), leggere un giornale era uno stillicidio. L'aspetto più triste di tutto ciò è che è uno stillicidio leggere anche la Repubblica o finanche il Riformista.
Quindi: muoversi! Ma, Attenzione: non c'è la necessità di muoversi a chiudere la partita per la creazione del Partito Democratico (nessuno cerca un partito settimino), c'è la NECESSITA' URGENTE di stabilire poche e chiare regole. Prima di tutto: la data. Pare sia il 16 ottobre per l'assemblea costituente. Troppo presto. Ma ci adeguiamo. Secondo: il metodo di elezione. Votano anche i sedicenni? Speriamo di si. Basta essere chiari. Possono candidarsi tutti indistintamente (iscritti e non) oppure si va verso le quote? Basta dirlo. Si potrà parlare anche di contenuti e non solo di nomi a livello nazionale? Diciamolo chiaramente, altrimenti ognuno crea il suo partito democratico nel cuore e poi ci può rimanere molto male. Si parlava di Referendum: saranno attuati sul merito di alcune questioni dirimenti? Oppure ci si appellerà al fatto che "i referendum son plebiscitari" e quindi non si usano? Sulle questioni dirimenti si chiamerà in causa la base tramite consultazione e discussione? Ad esempio, l'approdo europeo. Ci potremo esprimere? Potremo portare avanti un'opinione prima di mediarla per mediarla successivamente? Di solito funziona così: io dico quello che penso, tu dici quello che pensi, quindi giungiamo ad una conclusione... Qui, sembra che ognuno debba dire la cosa che pensa sia giusta nella mediazione... Creando non pochi equivoci! Se io dico, ad esempio, che per me il PD dovrà approdare nel PSE sia perché nel PSE già ci stanno forze che, ragionando in modo ortodosso, non dovrebbero starci, sia perché non si può perdersi nelle etichette (Partito "Socialista" Europeo), come diciamo sempre, ma dobbiamo stare alla sostanza, sia perché anche il PSE va verso una sua riforma interna... Inoltre, se io pongo questa questione non come un "prendere o lasciare" (se ci si va resto, altrimenti me ne vado), perché non dovrei porla? E perché il mio partito dovrebbe rifiutarsi di proporre (senza punti di principio, altrimenti se poi la trattativa produce altro sembra un fallimento) quello che pensa e pratica da anni?
Come si può vedere, la gran parte dei periodi che ho scritto finiscono con un punto interrogativo. Questo è anche un bene, in fondo. Però, almeno sulle regole: che siano quelle, che siano chiare, che ci sia tempo!
Ah, un ultimo avviso (ma anche un'avvisaglia). Giorgio Bocca sul Venerdì dell'11 maggio scrive sul "vero rischio del Partito Democratico"... "E' vero, sono scettico, non credo in un partito che neppure allo stato nascente sente il bisogno di rigore, di slancio, di protesta morale". Io sento il bisogno di rigore, slancio, protesta morale. Perchè è vero che "con il riformismo furbo e a-morale non si farà altro che continuare la rovina (del berlusconismo ndr)".
Sono tutti avvisi, avvisaglie e attenzioni... Stiamo attenti a non rinchiuderci nel guscio protettivo del partito e della logica partitocratica, ché poi, quando si lascia il guscio in cerca di un nuovo lido, si può rimanere molto male. Bisogna essere aperti alla società veramente: quindi leggere, studiare, meditare (e non correre sempre), guardare anche altrove, non partire dalla soluzione per trovare i mezzi. Lo dico per noi.
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