domenica 6 maggio 2007

Tommaso...

6 maggio 2000
Ho sedici anni da compiere.
Sono in macchina e vado verso Firenze.
All'altezza di Pietrafitta la strada è bloccata.
Passiamo da Colle di val d'Elsa.
Non so nulla.
Arrivo a Firenze.
Ricevo diverse chiamate. Mia mamma. Mia nonna.
Non capisco.
Mi dicono che devo andare a casa.
C'era un compleanno, quella sera, a Poggibonsi.
Non ci vado.
Devo andare a casa. Ancora non so perché.
Mentre torno so qualcosa.
"Un incidente".
"Grave".
Nient'altro.
Non penso nemmeno al peggio.
Non voglio pensarci.
Anzi, non posso pensarci.
Arrivo a casa.
Belvedere.
Entro.
Tutti in casa.
I volti segnati.
Mi dicono.
Tommaso non c'è più.
Se ne è andato.
Non mi sembra reale,
forse uno scherzo.
No.
Rimango vicino a mia bis-nonna Gina.
Dormo con lei.
Non vado a vederlo.
Non ci riesco.
Piango.
Mio cugino Tommaso.
Una cosa troppo grande,
troppo più grande di me,
di tutti.
La mia età adesso.
Una vita stroncata su una curva.
Senza motivo.
Al funerale c'erano tutti.
Chi piangeva, chi scuoteva la testa.
Chi non voleva crederci.
Tanti ragazzi, gli amici di Tommaso.
Vicini. Sinceri.
Tra mille cose quotidiane, preoccupazioni futili,
all'improvviso ti trovi davanti la realtà:
ossia la precarietà di ogni cosa.
E tutto si frantuma.
Chiedo anche al sacerdote "perché",
non sa rispondermi niente
se non dogmi.
Lascio perdere la fede
e mi chiudo in un ricordo religioso
e silenzioso.
Intimo.
Lascio dentro di me i ricordi di mio cugino:
i suoi giocattoli che mi portava quando ero piccino,
l'esplorazione di una casa abbandonata,
i giochi nel giardino,
lui al Liceo, un rappresentante eccezionale,
soprattutto un ragazzo eccezionale.
Ma non dico niente.
Rimane dentro di me.
Fino ad oggi non avevo detto niente,
però oggi c'è un'iniziativa che merita attenzione:
alcuni suoi amici fanno una maratona di 24 ore su
GRAZIE... GRAZIE DAVVERO!

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