Beppe Grillo ha annunciato che per avere il "marchio di garanzia" per le sue liste, tra i requisiti, c'è quello di non essere iscritti ad un partito politico. Ha detto anche che i partiti sono il cancro della democrazia. Bene. Purtroppo studio (poco purtroppo in questo periodo) storia. I partiti sono stati un veicolo di partecipazione e maturazione degli italiani come pochi. I partiti sono anche stati meccanismi di clientela strutturati capillarmente nel territorio e nelle istituzioni. Ecco. Da qui nasce un ragionamento lungo e ragionato, per l'appunto, che può portare a diverse conclusioni. La recisa condanna di Beppe Grillo, invece, porta ad una foga anti-partiti che, di fatto, ne vorrebbe la cancellazione. Benissimo.
Allora proviamo ad estremizzare:
1. I politici sono una casta che ruba i soldi e conserva il proprio potere (ah, non ricordiamoci che ce li votiamo, sennò il discorso si complica!); soluzione: eliminare la casta politica azzerando, oltre agli inutili (e troppi in Italia), privilegi anche gli indennizzi, le pensioni, i viaggi gratis, i pranzi sottocosto;
2. Gli organismi istituzionali (stato, regioni, etc.) sono troppo affollati: soluzione: riduciamone drasticamente il numero;
3. I sindaci (penso quindi anche presidenti di provincia etc.) sono "pezzi di" escremento e "funzionaretti di partito; soluzione: chiediamo le dimissioni a tutti gli ottomila sindaci;
4. I partiti sono un cancro tanto che chi vi è iscritto non dovrebbe candidarsi in una lista "pulita" ed "onesta"; soluzione: eliminiamo i partiti e lasciamo l'iniziativa a liste civiche che nascono spontaneamente;
5. Internet rappresenta un valido mezzo di coinvolgimento e organizzazione delle masse (vi ricordate Grillo che prende a mazzate il computer? Altre storie); soluzione: impostiamo l'organizzazione dell'opinione pubblica tutta quanta su internet;
6. I condannati (ma non solo...) non devono più candidarsi alle elezioni di ogni livello (secondo me, dovrebbero essere i cittadini a non votarli, comunque...); soluzione: interdiciamo le candidature pubbliche a tutti i condannati (naturalmente dal furto di pesche al reato finanziario; ah, cancelliamo anche un momento dalla testa Beccaria e l'idea di debito con la società da ripagare e non "peccato" che resta appiccicato addosso quasi la terra fosse l'inferno o il paradiso);
Per ora mi fermo qui. Mettete insieme tutte le soluzioni. Ecco fatto. La democrazia dove finisce? O meglio, non si rischia di avere uno stato post-liberale alleggerito e a partecipazione intermittente? (ah, vi ricordo: i ministri e i parlamentari pre-fascisti non percepivano stipendio per la loro carica; siete stupiti fossero tutti ricchi o nobili? Siete stupiti che il primo parlamentare socialista, Andrea Costa, percepiva stipendio pagato dal partito e dai compagni? Era meglio se il partito non c'era e Andrea Costa lo faceva gratis? Oppure se si faceva finanziare da qualche imprenditore buonanima?).
Il problema di fondo, a mio parere, è la produttività dell'apparato pubblico. Mi spiego meglio: se un Parlamentare prendesse anche 1000 euro al mese, ma non si reca mai in aula, non partecipa alle commissioni e esercita altra professione, sarebbero spesi bene? A mio parere no. Un parlamentare, per restare sull'argomento, può anche prendere 4000 o 5000 euro al mese, perché, se veramente fa il suo lavoro, li merita. Inoltre, se, come hanno fatto i Democratici di Sinistra, tutti i partiti limitassero a due mandati la permanenza in parlamento (istituirla per legge può essere rischioso: al massimo si può istituire una quota di eccezione del 5% sui due mandati al massimo), un Parlamentare può anche guadagnare 4000 o 5000 euro al mese. I problemi sono altri, e non parlarne ci fa fare il gioco di chi se ne approfitta: io proporrei un codice etico per gli eletti a tutti i livelli. In tale codice etico, i controlli dovrebbero essere strettissimi su produttività concreta, partecipazione e capacità propositiva alle assemblee istituzionali, capacità di tenere contatto con il proprio elettorato...
I discorsi sarebbero tanti e lunghi.
Di base credo che per cambiare la politica bisogna cambiare noi stessi e i nostri concittadini. Da qui parte la riforma della politica: dal parlare, dal discutere, dal crescere, dall'educare, dal comunicare il senso di comunità, di poter fare insieme, di poter crescere insieme.
Un'ultima cosa: il 14 ottobre nasce il Partito Democratico. Io aderisco convinto e con la volontà di farne un partito moderno che sa interpretare molte delle cose che anche Grillo dice, soprattutto in materia di moralità della politica. Se non riuscirà, sarà anche colpa di chi poteva esserci e non ha voluto. Sarò un illuso, ma credo ancora nella capacità delle persone di partecipare sinceramente. Sarò un illuso, forse perché non vedo altre strade. Sarò un illuso, ma il 14 ottobre andrò a votare.
Comunque Beppe Grillo va ringraziato veramente per una cosa fondamentale: ci sta facendo tutti riflettere un po'. Andate a vederlo, scavate sotto le parole forti, valutate bene, commentate...
saluti.
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