"L'utopia sta all'orizzonte. Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi, lei si allontana di due passi. Faccio dieci passi e l'orizzonte si allontana di dieci passi. Per quanto cammini, non la raggiungerò mai. A cosa serve l'utopia? A questo: serve a camminare". Così scriveva, ormai qualche anno fa, Eduardo Galeano. Da qui voglio partire per una breve riflessione sul neonato Partito Democratico.
Un partito, quando nasce, ha bisogno di due aspetti inscindibili: organizzazione e valori. L'organizzazione, ossia i mezzi di radicamento, democrazia interna e sociabilità, è stata fin qui affrontata con scrupolo e passione. Le primarie sono state un momento davvero "storico" per l'Italia e l'Europa. Il PD non nasce, come si paventava, "leggero" o "liquido", ma nasce con la forza e la convinzione di tre milioni e mezzo di persone in carne ed ossa che il 14 ottobre sono uscite di casa per votare ed hanno anche dato un contributo economico per questo. Adesso, si apre la seconda fase di organizzazione del partito sul territorio che richiede a tutti quanti un grandissimo sforzo.
Tutto questo, però, ha bisogno di una ampia elaborazione politica, sociale e culturale. I cosiddetti "valori" o, perché no, una propria "utopia". Il PD, ossia tutti noi, deve sforzarsi di dare un'immagine di società diversa. Questo si può costruire solo attraverso la faticosa discussione dal basso, che tocca tutti i punti e i nodi che ha un partito moderno.
Un aspetto positivo, sia per l'organizzazione che per l'orizzonte ideale del partito, c'è stato. Il Partito Democratico non aveva ancora finito di vagire dopo il parto, che i suoi massimi esponenti si sono lanciati in una sfida senza precedenti nel panorama politico -e politichese- italiano: le primarie di una nuova giovanile del Partito Democratico. Le cose, quando accadono, rientrano ben presto nel regno della normalità. Invece, bisogna, credo, sottolineare la portata di questa innovazione ed i rischi che ci si sono assunti praticandola. Dopo i tre milioni e mezzo di votanti del 14 ottobre di questo anno, lanciare nuove primarie pochi mesi dopo rischia di sottolineare un fenomeno di stanchezza. Poi, sappiamo quanto sia difficile coinvolgere i giovani nella politica, soprattutto in un partito. Devo essere sincero: la più coraggiosa novità del PD ad ora è proprio questa. E anche i giornali, che tanto amano parlare di giovani e annessi e connessi, non hanno dedicato che qualche riga - nel migliore dei casi- a questo avvenimento. E' qualcosa di sanamente positivo nel PD. Per quanto difficile, faticoso... Il 21 marzo, il primo giorno di primavera, i ragazzi e le ragazze saranno chiamate a delle primarie per costruire una nuova giovanile, la scommessa profonda del nuovo partito. Una giovanile che sappia coinvolgere quella frastagliata realtà che genericamente si definisce "giovani generazioni", ma che al suo interno presenta diversificazioni enormi.
Una giovanile non è una corrente o un'area di un partito, è semplicemente una palestra eccezionale. È semplicemente un metodo per limitare cooptazioni o improvvisazioni dell'ultimo momento. È semplicemente un metodo per far avvicinare i più giovani a qualcosa di politico, qualcosa in cui si può decidere e fare insieme. Qui in provincia di Siena, abbiamo due esperienze importanti che confluiscono nel Partito Democratico: Sinistra Giovanile e Giovani della Margherita. Questo è già un buon punto di partenza per dare questo strumento di potenzialità e partecipazione per tanti e tanti. Non è un discorso di giovanilismo: giovane non vuol dire migliore né garanzia di miglioramento in sé. Anzi, soprattutto in politica l'esperienza è cosa basilare, un concetto profondamente democratico; pensiamo alla democrazia fin dall'antica Grecia, al concetto di Senato. Però è un gravissimo errore non coinvolgere oggi le nuove generazioni: coinvolgere per far incidere e anche per far crescere. Per questo penso sia importante un'organizzazione giovanile. E per questo penso che il 21 marzo sarà una nuova primavera.
Un partito, quando nasce, ha bisogno di due aspetti inscindibili: organizzazione e valori. L'organizzazione, ossia i mezzi di radicamento, democrazia interna e sociabilità, è stata fin qui affrontata con scrupolo e passione. Le primarie sono state un momento davvero "storico" per l'Italia e l'Europa. Il PD non nasce, come si paventava, "leggero" o "liquido", ma nasce con la forza e la convinzione di tre milioni e mezzo di persone in carne ed ossa che il 14 ottobre sono uscite di casa per votare ed hanno anche dato un contributo economico per questo. Adesso, si apre la seconda fase di organizzazione del partito sul territorio che richiede a tutti quanti un grandissimo sforzo.
Tutto questo, però, ha bisogno di una ampia elaborazione politica, sociale e culturale. I cosiddetti "valori" o, perché no, una propria "utopia". Il PD, ossia tutti noi, deve sforzarsi di dare un'immagine di società diversa. Questo si può costruire solo attraverso la faticosa discussione dal basso, che tocca tutti i punti e i nodi che ha un partito moderno.
Un aspetto positivo, sia per l'organizzazione che per l'orizzonte ideale del partito, c'è stato. Il Partito Democratico non aveva ancora finito di vagire dopo il parto, che i suoi massimi esponenti si sono lanciati in una sfida senza precedenti nel panorama politico -e politichese- italiano: le primarie di una nuova giovanile del Partito Democratico. Le cose, quando accadono, rientrano ben presto nel regno della normalità. Invece, bisogna, credo, sottolineare la portata di questa innovazione ed i rischi che ci si sono assunti praticandola. Dopo i tre milioni e mezzo di votanti del 14 ottobre di questo anno, lanciare nuove primarie pochi mesi dopo rischia di sottolineare un fenomeno di stanchezza. Poi, sappiamo quanto sia difficile coinvolgere i giovani nella politica, soprattutto in un partito. Devo essere sincero: la più coraggiosa novità del PD ad ora è proprio questa. E anche i giornali, che tanto amano parlare di giovani e annessi e connessi, non hanno dedicato che qualche riga - nel migliore dei casi- a questo avvenimento. E' qualcosa di sanamente positivo nel PD. Per quanto difficile, faticoso... Il 21 marzo, il primo giorno di primavera, i ragazzi e le ragazze saranno chiamate a delle primarie per costruire una nuova giovanile, la scommessa profonda del nuovo partito. Una giovanile che sappia coinvolgere quella frastagliata realtà che genericamente si definisce "giovani generazioni", ma che al suo interno presenta diversificazioni enormi.
Una giovanile non è una corrente o un'area di un partito, è semplicemente una palestra eccezionale. È semplicemente un metodo per limitare cooptazioni o improvvisazioni dell'ultimo momento. È semplicemente un metodo per far avvicinare i più giovani a qualcosa di politico, qualcosa in cui si può decidere e fare insieme. Qui in provincia di Siena, abbiamo due esperienze importanti che confluiscono nel Partito Democratico: Sinistra Giovanile e Giovani della Margherita. Questo è già un buon punto di partenza per dare questo strumento di potenzialità e partecipazione per tanti e tanti. Non è un discorso di giovanilismo: giovane non vuol dire migliore né garanzia di miglioramento in sé. Anzi, soprattutto in politica l'esperienza è cosa basilare, un concetto profondamente democratico; pensiamo alla democrazia fin dall'antica Grecia, al concetto di Senato. Però è un gravissimo errore non coinvolgere oggi le nuove generazioni: coinvolgere per far incidere e anche per far crescere. Per questo penso sia importante un'organizzazione giovanile. E per questo penso che il 21 marzo sarà una nuova primavera.
Nessun commento:
Posta un commento