
Cambiare... Noi ci proviamo.

Alcuni giorni prima dell'attacco una lettera redatta dal re Vittorio Emanuele II venne consegnata a Papa Pio IX. Con l'epistola, in maniera velata e discreta, si avvisava dell'imminente attacco che un reparto dell'esercito italiano stava per portare all'Urbe. Si narra che il Papa leggendone il contenuto sia rimasto profondamente turbato e che addirittura sia sbottato in uno scatto d'ira e che abbia dichiarato veementemente a chi intorno: "Non entreranno! ".
L'unico personaggio che vale una vera menzione è la capra, anzi "il capro", che, colpito da un incantesimo, può soltanto cantare e non parlare. Anche gli altri personaggi, però, risultano coerenti e divertenti. La trama è semplice e ricalca, come è chiaro dal titolo, "i soliti sospetti": si parte dalla situazione finale di un crimine, con in una stanza misteriosamente ed improvvisamente raccolti i personaggi principali. Questi saranno interrogati uno ad uno ed ognuno darà la propr
ia versione della giornata. Cappuccetto Rosso, la nonnina imprevedibile, il lupo ed uno strano spaccalegna tedesco. Il tutto per risalire al colpevole del furto delle ricette delle leccornie del bosco. Si scoprirà chi è. Carino. Ma senza un vero colpo di scena come "i soliti sospetti". Film però da vedere perché passa in un attimo, e perché il "capro" vale tutto il film. E anche il personaggio del lupo è simpatico.
Shrek terzo: un episodio evitabile. La trama è scontata fin dall'inizio: l'orco buono e simpatico riuscirà, dopo aver sistemato e delegato il regno che gli è stato affidato, a dedicarsi alla casa e alla famiglia? Certo. E' scontato. Perso del tutto lo smalto della parodia sulle fiabe, il lupo cattivo e i tre porcellini si riducono a personaggi utili solo a qualche gag. La principessa Fiona oscilla tra la buona madre di famiglia e la ninja da periferia. Le principesse, nel complesso, non-credibili come personaggi, si trasformano da ultra-viziate "visserofeliciecontente" ad una task force di marines nell'assalto all'usurpato castello. I cattivi delle fiabe, dopo un inutile impeto revancista, capiscono che alla fine contano solo i buoni sentimenti ed abbandonano Azzurro al suo triste e trito destino. Il giovane Artur, al quale è destinato il regno per gentile concessione di papà-Shrek, è il prototipo dello sfigato americano, che può redimersi non accettando e facendo accettare se stesso a coloro che lo scherniscono e deridono, ma soltanto quando diventa Re. E allora si prende una succulenta rivincita sugli "smutandatori" del liceo. Sarà lui, naturalmente, a salvare la baracca. Il finale è quanto di più scontato si potesse aspettare: lo show finale di Azzurro è rovinato dai buoni. E tutti vissero felici e contenti. Opaco anche il gatto con gli stivali, peraltro per buona metà del film scambiato con ciuchino da uno psicotico Mago Merlino. Personaggio anch'esso inconsistente e che fa sorridere solo i primi cinque minuti. Nel film da salvare soltanto la grafica veramente eccezionale e qualche rarissima gag che veramente fa sorridere. Il messaggio subliminale è chiaro: prima la famiglia e gli orchetti, poi il resto. Shrek così finisce l'episodio rallevando piccoli orchetti, e superando il trauma di diventare papà. Il film è così corto che alla fine scorre bene. Speriamo di non dover commentare o vedere uno Shrek IV.