martedì 20 maggio 2008

Un articolo molto interessante da Internazionale, uno dei settimanali migliori. Forse il migliore.

Un dibattito poco utile

La campagna di Beppe Grillo contro giornali e tg oscura il problema principale dell'informazione italiana: il monopolio di Berlusconi sulle televisioni.

Non sono molti i programmi della Rai che si occupano di attualità in modo critico e interessante. Tra i pochi che lo fanno c'è spesso Anno zero. Poco tempo fa ho visto la puntata che si occupava della libertà di stampa. Gli invitati discutevano dei tre referendum lanciati da Beppe Grillo per farla finita con i giornali sovvenzionati dallo stato, abolire l'ordine dei giornalisti e revocare la legge Gasparri.

La discussione suonava strana. In una trasmissione della tv pubblica italiana nessuno parlava della legge Gasparri e del colossale convitato di pietra presente in studio, cioè Berlusconi, il proprietario di Mediaset, che controlla praticamente tutta l'emittenza italiana. D'accordo, il problema non è nuovo: ma si tratta pur sempre di una minaccia mortale. E invece si è discusso della necessità di un albo che "certifichi" la professionalità dei giornalisti italiani!

Be', secondo me il problema è abbastanza irrilevante, in un'era in cui gli italiani che leggono un blog come quello di Beppe Grillo e quelli che comprano i quotidiani nazionali sono più o meno lo stesso numero. La blogosfera è già aperta a tutti: abbiamo davvero bisogno di un referendum? Poi il dibattito si è spostato sulle sovvenzioni alla stampa. Perché, dice Grillo, i soldi dei contribuenti devono essere spesi per finanziare dei giornali che non legge nessuno?

Se ha un senso l'accusa di eccesso d'informazione e di punti di vista – con tutta la gamma che va da Libero a Liberazione – allora sì, l'Italia è colpevole. Ma io che vengo da un paese che ha una popolazione cinque volte più numerosa di quella italiana e dove ci sono solo tre quotidiani nazionali – con posizioni politiche molto simili – penso che gli italiani farebbero bene a riflettere: il mercato basta a garantire un'informazione adeguata? Nei mesi che hanno preceduto l'invasione dell'Iraq, quasi tutti i grandi giornali americani e le principali reti televisive hanno accettato docilmente la tesi di George W. Bush secondo cui Saddam Hussein disponeva di armi di distruzione di massa.

I tanto osannati giornalisti americani si sono rivelati una massa di babbei: facendo buona informazione avrebbero forse potuto impedire la guerra. I giornali che vivono di inserzioni pubblicitarie possono anche essere dei mattoni come il New York Times della domenica, ma le notizie che contengono sono per lo più "leggere": cronaca nera, gossip, stili di vita. Pochi inserzionisti comprano gli spazi pubblicitari che i giornali mettono accanto ai commenti, alle analisi politiche o all'attualità internazionale. L'informazione seria costa, e gli inserzionisti preferiscono la fuffa.

Quanto poi alla domanda se possiamo vivere senza giornali, visto che tutte le informazioni le troviamo in rete, credo che sia ancora prematuro. Fare informazione significa seguire una notizia ogni giorno e non si capisce chi potrebbe fare una cosa del genere senza essere pagato. Invece la maggior parte dei blogger sono volontari: ma molti danno informazioni parziali, e per tirarne fuori qualcosa che si possa definire "informazione" occorre raccogliere, selezionare e montare le notizie. Il che ci riporta ai giornali, magari nella versione online.

C'è molto di vero nel monito di Beppe Grillo contro i giornali di proprietà dei grandi gruppi economici. "Il controllo sull'informazione è il nuovo fascismo", dice. E ha ragione. Ma anziché attaccare l'ordine dei giornalisti e le sovvenzioni alla stampa, gli italiani farebbero bene a occuparsi della fonte di quasi tutta l'informazione che hanno, cioè la televisione. Finché l'Italia avrà un premier che è proprietario di tre tv private e controlla le tre reti pubbliche, come farà l'informazione a essere libera?

Frederika Randall è una freelance statunitense che si occupa di cultura. Collabora con The Nation
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