"Dobbiamo considerare il terrorismo come una forma di azione non solo politica ma anche simbolica. Il terrorismo è un tipo particolare di performance politica. Esso sparge sangue – letteralmente e figurativamente – facendo uso dei fluidi vitali sue vittime per gettare un impressionante ed atroce schizzo sulle tele della vita sociale. Non mira solo ad uccidere ma nell'uccisione, e attraverso essa, mira a esprimersi in modo drammatico. Nei termini di Austin [1962], il terrorismo è una forza illocutiva che mira ad ottenere un effetto perlocutivo. (cap. IV, p. 198)
Con l'avvio dell'«età del terrore» [Talbot e Chanda 2002], il potere di iniziare la fase più nuova del ciclo contrappuntistico si è spostato da Occidente a Oriente. Ma la messa in scena non è mutata. Il terrorismo islamico è un'espressione drammatica, la reazione occidentale ad esso un drammatico fraintendimento. Queste sceneggiature, islamica e occidentale, alimentano sequenze iterative di performance scorrette. A meno che il ciclo non venga interrotto, esso metterà a repentaglio le prospettive di stabilità sociale e comprensione internazionale e, per molte sfortunate persone, lo stesso diritto alla vita. (cap. IV, p. 219) "
Con l'avvio dell'«età del terrore» [Talbot e Chanda 2002], il potere di iniziare la fase più nuova del ciclo contrappuntistico si è spostato da Occidente a Oriente. Ma la messa in scena non è mutata. Il terrorismo islamico è un'espressione drammatica, la reazione occidentale ad esso un drammatico fraintendimento. Queste sceneggiature, islamica e occidentale, alimentano sequenze iterative di performance scorrette. A meno che il ciclo non venga interrotto, esso metterà a repentaglio le prospettive di stabilità sociale e comprensione internazionale e, per molte sfortunate persone, lo stesso diritto alla vita. (cap. IV, p. 219) "
Jeffrey Alexander, La costruzione del male. Dall'Olocausto all'11 settembre, traduzione di Marco Solaroli, il Mulino, 2006
fonte: www.wikipedia.it
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