Il tempo è prezioso. La cosa più preziosa. In primo luogo perché è una risorsa limitata, esauribile. In secondo luogo perché, mutando nei giorni e nei mesi, è esclusivo: non torna. Il tempo rappresenta dunque il metro di tutto. Rappresenta le stagioni e lo studio, i sacrifici e le speranze, l'amore e il dolore, la tristezza e la nascita, la gioia e la morte. In terzo luogo, il tempo è qualcosa di estermamente plasmabile e, al tempo stesso, di tremendamente ineluttabile. Infine, rappresenta la misura dei ricordi e l'ingenuità delle speranze.
Abbiamo trasformato, un po' per natura e un po' per caratteristiche socio-economiche, il tempo in denaro e in futilità. In denaro perché nessuno ha cinque minuti per... Senza fare retorica (i cinque minuti per un sorriso o per una cortesia), molti di noi pensano di avere cinque minuti per tutto, eppure non li hanno per niente. Questo è il tempo-denaro. Tempo denaro nel senso stretto della retribuzione oraria, ma anche nel senso più generale del concetto stesso di "perdere tempo". Quest'ultima categoria, tra le più soggettive (per me può essere perdere tempo guardare la televisione, per un altro andare ad un esecutivo del Partito Democratico di sabato mattina e poi farsi due ore e quaranta di macchina per una riunione), la stiamo trasformando in oggettiva. E allora, siccome nessuno (se non illudendosi) può riuscire a "non perdere tempo" per le categorie produttivistiche e/o sociali odierne, subentra un senso di colpa strisciante e costante.
Dicevo, poi, il tempo in futilità. Si, in futilità perché alla fin fine abbiamo bisogno dello "svago", ovvero della "vacanza" (vacuo=vuoto), ma tendiamo a rendere lo svago proficuo. Ma anche in quest'ultimo caso la "Vacuo-nza" la vediamo come qualcosa da riempire: viaggi utili, ad esempio. Ed ecco che fai una vacanza che etimologicamente non è vacanza.
"Devi scrivere post più brevi.." Giusto, anche se le ultime quattro righe sembrano troppo generiche (andrebbero spiegate!). Quindi la faccio finita, saltando molti ragionamenti, e giungendo alla conclusione.
Il tempo ha un'insidia tremenda: non ammette di pensare a se stesso con lucidità piena, perché, nel momento in cui pensi al tempo e ad organizzarlo, quello continua a passare. Non è come preparando una pietanza: organizzo cosa devo tagliare, cosa devo soffriggere etc. e nel mentre non è che le carote si tagliano da sole, o il filetto si rosola autonomamente sulla brace.
Quindi, rincorrendo il tempo passato perdiamo quello presente; vivendo quello presente, perdiamo quello passato (senza memoria potremmo vivere anche per l'eternità, ma non ne godremmo); pensando a quello futuro, oltre a perdere quello passato, tendenzialmente pieghiamo quello presente ad una tensione per il futuro che lo mortifica (o lo giustifica, ma illusoriamente). E che sia, dunque, tutto in quel Leopardi...
Comunque, scrivendo questo post, ho perso "un monte" di tempo... E sono già in ritardo... Vedi? Proprio non torna. Quindi meglio non pensarci?
4 commenti:
Volevo perdere tempo a scriverti un commento, ma ormai è già tardi...e intanto il tempo che spreco a dire che è tardi è già passato.
Scherzi a parte, secondo me sta proprio tutto dietro a quel Leopardi, ma come dico sempre io prima di dirlo, bisognerebbe capire come impieghiamo il nostro tempio "al di qua della siepe", per "al di là", ed è proprio il caso di dirlo, ci sarà tempo...
Non capisco perchè non mi ha taggato... comunque sono Viola. Vediamo, ora riprovo.
Qusto commento mi sta veramente facendo oerere tempo! :-P
Eh, si: Leopardi credo sia riuscito a dare un senso a molte cose. (detto così è proprio generico...). E' uno dei poeti più contemporanei in assoluto; peccato che la scuola molto spesso crei un muro tra le persone e Leopardi... Dopo l'approccio semplicistico ("era gobbo e quindi...") e simil-accademico ("l'anafora al verso 7...") che viene spesso imposto (poi dipende dal professore...) molti non osano mai più prendere in mano Leopardi. Invece servirebbe più di tanti "sociologisti" contemporanei...
lascia consumare il momento.... il domani ti regalerà una fotografia.
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