lunedì 30 aprile 2007

"Leggi meno spesso"...

Carina l'iniziativa del Corriere della Sera. Ogni giovedì e sabato, a solo un euro, in allegato col giornale, esce un racconto di un autore italiano contemporaneo. Sono agili e carini. Per ora degni di nota Saviano e Fo. Ve lo consiglio. Inoltre, la prossima settimana uscirà un racconto di Veltroni.

Domani, il I Maggio

Domani è il I Maggio, festa dei lavoratori.
Domani è il I Maggio, ma non è solo un giorno di festa.
Domani è il I Maggio, e si ricorda anche chi passa da un lavoro in nero a una morte in bianco.
Il lavoro è la nobilitazione dell'uomo come essere sociale e non può rappresentare il suo annullamento intellettivo a vantaggio della produttività redditizia.
Il lavoro è un mezzo di crescita personale e sociale e non può essere un male necessario e pericoloso per tirare a campare.
Il lavoro è un diritto imprescindibile dell'essere umano e non può essere una carità data per qualche euro l'ora.
Ognuno secondo le proprie capacità e a ognuno secondo i propri bisogni.
Lavorare è strumento sociale e non solo individuale.
Se ciascuno potesse davvero applicarsi (nelle pari opportunità sublimate) a ciò cui più è portato, non ne trarrebbe vantaggio solo la persona in questione, ma tutti quanti. Impegnarsi per dare a tutti le medesime possibilità di studio, indirizzo, scelta, professionalizzazione, significa impegnarsi per un mondo migliore. Da domani.

domenica 29 aprile 2007

Partito Democratico, capitolo III: "Democratico vuol dire progressista, riformista e di sinistra

"Oggi democratico vuol dire essere progressista, riformista e di sinistra"
Piero Fassino

Ipse dixit. E noi ci vogliamo credere. Anzi. Ci crediamo. Ma pensiamo un momento a cosa significhino questi tre termini che, insieme, andrebbero a definire il termine "democratico", ossia l'aggettivo che probabilmente starà accanto al nome degli iscritti al nuovo partito.
Progressista significa molto, ma certo non tutto. Significa la fiducia nel progresso, ovvero è il contrario di "conservatore" o, peggio, "reazionario". Quindi, tale termine si inserisce pienamente nella tradizione legata al valore dato alla ragione che sospinge i grandi movimenti riformatori dal settecento in poi. Progressista indica una persona che non solo crede che le cose possano cambiare, ma crede anche che le cose possano cambiare in meglio rispetto al presente (viceversa sarebbe "regressista"). Significa essere convinti che si può andare avanti migliorando. Abbandonato da tempo il "mito" del progresso (un'ascesa costante e deterministica), la nuova concezione di progresso passa da due elementi cruciali: sapere che il progresso o meno della società dipende dagli uomini che la compongono (e non da altro) e che tale progresso deve essere omnicomprensivo e comunitario. Infatti, il "progressista" non crede nel progresso individuale o di una certa classe sociale e nemmeno di una certa parte del mondo, ma crede nel progresso tout court. Un progresso che nasce dall'individuo quotidianamente per risalire, quasi per osmosi, la piramide dei raggruppamenti sociali e civili.
Riformista significa essere convinti nella necessità di riformare con costanza ed attenzione la società. Questo termine rischia di essere molto vago (quindi inutile) se preso nella sua accezione piena e astorica: riformista è chi fa le riforme. Quindi può essere riformista un regime totalitario o anche una monarchia assoluta. Il termine "riformista" calato nella nostra realtà odierna va a definire un campo ben più ristretto del termine stesso. Riformista è colui che crede fermamente che le cose residuali o trapassate vadano cambiate. Solitamente tali cose rappresentano aspetti del passato che o non esistono più o non sono più rilevanti. La volontà riformatrice quindi può investire due tipologie, grossomodo, di aspetti sociali: riforma di aspetti residuali o riforma di aspetti non appropriatamente trattati. La prima categoria, ad esempio, è quella delle liberalizzazioni condotta dall'attuale governo (per fare un esempio terra-terra): si va a riformare un corporativismo che oggi non ha più ragion d'essere e non fa altro che danneggiare il cittadino o il consumatore di turno. Quindi il riformista va a stanare tutti quegli aspetti legislativi che regolamentano una società che è diversa. Questo può riguardare non solo le riforme sbagliate del passato (conflitto di interessi, scuola, legge 30), ma può riguardare anche riforme che nel loro tempo sono state eccezionali e innovative. Un esempio a tal proposito sono le pensioni: le pensioni vanno riformate non perché sia errato in sé l'attuale sistema delle pensioni, ma perché ad oggi, se non si fanno riforme, un giovane non avrà la pensione. Quindi, si è riformisti per solidarietà intergenerazionale. L'esempio limite del riformista è quello riguardante la Costituzione. Il riformista (nella nostra accezione) non propone emendamenti o modifiche alla Costituzione perché ritiene che tale carta sia errata, anzi ne rispetta il valore e si impegna per la sua applicazione, ma propone modifiche per adattare (soprattutto per aspetti tecnici) la Costituzione ai mutamenti della società. Certo, rimane il fatto che anche il riformista deve preoccuparsi prima di applicare la Costituzione, poi di emendarla... Ma questo è un altro discorso.
Sinistra. Di sinistra... Ecco la terza e irrinunciabile condizione per determinare la parola "democratico". "Sinistra" è nato come termine per indicare quei deputati che sedevano a sinistra nella sala dell'Assemblea Nazionale di Parigi durante e dopo la Rivoluzione Francese. A destra erano seduti anti-rivoluzionari e monarchici, a sinistra chi voleva la rivoluzione (con mille sfumature). Col tempo, a causa dello slittamento delle posizioni (e del saltare di diverse teste), a sinistra stavano quelli "di sinistra" e a destra quelli di "destra" un po' come intendiamo oggi noi i due termini. Ecco, "di sinistra" è il termine imprescindibile per costruire questo nuovo partito, ma come gli altri due, avrebbe bisogno di precisazioni attente ed oculate. Walter Veltroni, nel suo intervento al congresso nazionale dei DS, ha dato un'interpretazione interessante a questo termine. Io credo che essere di sinistra preveda due aspetti importanti: il cuore e la ragione. Serve il cuore, perché essere di sinistra significa impegnarsi per il prossimo senza riserve, significa stare in un partito non per convenienze personali, significa accettare le decisioni della maggioranza (fintanto non vadano in collisione con la propria coscienza profonda), significa parlare e lottare contro la fame del mondo anche il giorno in cui siamo scocciati perché ci hanno battuto l'auto al parcheggio, significa essere pazienti ed ascoltare gli altri anche quando non si ha voglia, significa votare una parte di se stessi senza programmi o calcoli... Serve la mente, soprattutto la mente, perché il cuore non basta. Serve la mente perché il sentimento da solo porta poco lontano e sospinge facilmente verso l'individualismo romantico. Serve la mente perché bisogna saper fare delle scelte a lungo termine. Serve la mente per calmare i propri impulsi naturali. Serve la mente perché bisogna studiare, leggere, seguire. Serve il cuore e la mente perché politica è sacrificio. E moralità. Essere di sinistra è essere morali, perché altrimenti si può essere anche di destra o di centro. Essere di sinistra è essere attenti al prossimo, anche se non è di sinistra. Essere di sinistra è essere determinati anche quando tutti ti dicono che non hai ragione perché preferiscono le soluzioni più semplici. Essere di sinistra è fare le scelte. Essere di sinistra è essere partigiani, è parteggiare, è ricordare, è guardare avanti, è costruire. Essere di sinistra è non essere felici se un altro è infelice. Essere di sinistra è essere volontari senza sperare in nessun paradiso, senza alcuna contrattualistica previsione. Essere di sinistra è lottare per i diritti di tutti e la libertà di tutti. Essere di sinistra è altre mille cose. Essere di sinistra non è necessariamente essere socialisti, come vent'anni fa non era necessariamente essere comunisti. Martin Luther King non era socialista, ma era di sinistra. Gandhi non era comunista, ma era di sinistra.
Non volevo dare una risposta esauriente a questi temi così cruciali. Ma questa impostazione mi sembra una buona base per definire le cose concrete, al di là dei discorsi vacui. Il discorso è tutto di getto, quindi probabili sono omissioni ed errori... Ma è solo un contributo.

Anniversario della morte di Sir Alfred Joseph Hitchcock

VENTISETTESIMO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DI
SIR ALFRED JOSEPH HITCHOCK

venerdì 27 aprile 2007

PD, capitolo 2,7: un appunto... Se torni a casa la sera, o magari ci passi, e vedi che...

Se torni a casa la sera, o magari ci passi, accendi un attimo internet e passi in rassegna le notizie, ti può dare noia qualcosa.
Se torni a casa che tutto il giorno hai fatto qualcosa per un ideale, e la sera vedi che in fondo c'è il rischio che sia un moto inutile, ti può dare noia.
Se torni a casa e pensi davvero che stai facendo qualcosa di giusto, e vedi qualcun altro che invece nemmeno pensa non sia giusto, ma più semplicemente se ne frega di quello che fai, ti può dare noia.
Se torni a casa dopo riunioni, attività, congressi, o semplicemente due chiacchiere, e ti accorgi che tutto galleggia nel dubbio, ti può dare noia.
E te magari in testa qualcosa ce l'hai, hai voglia di esprimerlo. Ma a volte ti riesce difficile. Allora davvero ti può dare noia.
Il Congresso dei DS ha deciso di avviare il percorso di costituzione del Partito Democratico. Gli iscritti DS hanno legittimato convintamente la scelta (penso che i canoni della democrazia siano importanti). E adesso tutto sembra più indefinito. I capi-corrente delle due mozioni alternative sono usciti dal partito. Mi domando: se si costruisce una mozione che vuol portare avanti un progetto politico interno ad un certo partito, come si può abbandonare subito quel partito? Ma mi rendo conto che la domanda è ingenua. Mussi è uscito perché questo partito non ci sarà più, ma andrà a costruirne un altro. Angius è uscito per "scelta personale". Ma a volte bisogna guardare anche alle cose più semplici.
Ora, siccome secondo me il pluralismo delle posizioni è importante, chi garantirà la rappresentanza politica a tutti coloro che hanno votato le due mozioni alternative? Sinceramente, io voglio che le posizioni delle altre due mozioni siano rappresentate nel percorso costituente nelle loro declinazioni. Come è possibile questo adesso? Spero che, siccome abbiamo voglia tutti di andare avanti con convinzione, si riesca a tenere conto delle percentuali che non hanno votato la mozione di maggioranza. E questo lo dico come uno che la mozione di maggioranza l'ha votata e che è convinto che il Partito Democratico possa essere qualcosa di estremamente positivo, che possa farci unire (e non dividere), che possa interpretare la nuova società senza dimenticarsi delle proprie radici. Quindi, un piccolo appello a tutti: prima di andarvene (che poi è la cosa più semplice e individualisticamente garantista e che sistema la coscienza), aspettate e provate a costruire questo partito. Altrimenti la profezia si auto-avvererà. Abbiamo bisogno di tutti. E non è un'affermazione retorica.

Venezia: consigli per un viaggio...

Venezia è una città splendida. Io ci sono stato quattro volte, di cui due in vacanza, una in gita e una per lavoro (teatro, da piccolo). Mi sono fatto un po' un'idea. Di solito Venezia viene considerata una meta ideale per un fine-settimana (in particolare "romantico"), ma viene sovente scartata per giustificati motivi economici. Credo però che con alcuni accorgimenti, un fine-settimana a Venezia non rappresenti un sacrificio economico tale da renderla inaccessibile rispetto ad altre località. Quindi, per la mia piccola esperienza, vorrei proporre alcuni suggerimenti per chi avesse voglia o intenzione di recarsi nella meravigliosa cittadina lagunare. Non sottolineo che, dopo un anno senza vacanze, questi tre giorni a Venezia sono stati salutari e positivi, incantevoli per il luogo romantico e splendido e per la compagnia. Ecco alcuni suggerimenti:
1. Spostamento: per andare a Venezia vi sono due soluzioni praticabili (scartando l'aereo): mezzi pubblici o auto privata; nel primo caso la situazione è complicata e quella più economica è con l'autobus fino a Bologna per continuare col treno, ma è una piccola Odissea non consigliabile per tre giorni di vacanza; con l'auto è tutto più facile: la spesa è di 40€ di carburante e 22€ di autostrada... Tre ore circa il tempo...
2. Parcheggio: non parcheggiare assolutamente in Piazzale Roma o antistanti: il costo è di 20€ al giorno e proprio non conviene; il parcheggio va trovato vicino alla stazione ferroviaria di Mestre (5€ al giorno, senza frazioni, fino alla mezzanotte; quindi 15€ circa di parcheggio);
3. Arrivare in centro: alla stazione di Mestre basta prendere un treno (1€ il biglietto) e in cinque minuti si è a Santa Lucia, nel centro di Venezia;
4. Vaporetti: assolutamente non prendere i vaporetti; il costo di una corsa singola è di 6€ e risultano totalmente inutili negli spostamenti cittadini; infatti Venezia è percorribile da nord a sud in meno di un'ora, e vale la pena perdersi per i vicoli stretti e contorti della città;
5. Dormire: per il motivo precedente, non conviene prendere una sistemazione per la notte fuori dal centro (San Marco, San Polo, Dorsoduro, etc.), perché il risparmio viene poi assorbito dalla necessità di prendere il vaporetto; conviene cercare (per tempo) una camera in un bed and breckfast (tra i 35 e i 55 euro a persona per notte, a seconda dei periodi e compresa colazione); sono molto carini, lasciano ampia autonomia, servono la colazione in camera (particolare non indifferente);
6. Visitare: durante la giornata, la cosa migliore da fare è tracciare un itinerario per la città e cercare di camminare il più possibile, fermandosi magari in qualche chiesa (ce ne sono di meravigliose, come i Frari); camminando si scopre un museo a cielo aperto e si cammina per ore senza accorgersene; i musei da visitare sono l'accademia (3,5 € ridotto) e quelli di San Marco (circa 5€ per Palazzo Ducale, Corner - bellissimo e neoclassico- e limitrofi), oltre a Ca' Rezzonico (bel palazzo settecentesco);
7. Mangiare: la colazione in albergo, per il pranzo le soluzioni consigliabili sono due: fermarsi in un locale che abbia i buonissimi "tramezzini veneziani" (1,40-1,50€ l'uno) o in una friggitoria che abbia la frittura di pesce da asporto (pasto completo 5€)... da evitare i menù a prezzo fisso: si mangia poco o male e si scopre al momento del conto costi esorbitanti per acqua o caffé o servizio o coperto; per la cena ci sono molte soluzioni praticabili, ma si può mangiare in un ottimo ristorante senza spendere più di venti euro: consiglio (perché era davvero ottimo) il ristorante ebraico (gam gam, quartiere del ghetto); evitare gli spuntini inutili che rischiano di costare quanto un pasto completo; se si vuol spendere di più, allora c'è l'imbarazzo della scelta (ottimo "el vecio frittolin"); ah, dimenticavo, evitare i ristoranti cinesi (prezzi più alti, ma qualità in linea con tutti gli altri in Italia);
8. Gondola: un giro in gondola costa 80€ di giorno, ma si può trattare a 60 o 40 perché sulle gondole di solito entrano circa otto-dieci cinesi, quindi lo sconto si può fare se i richiedenti sono due e se il momento non è troppo pieno di turisti; per pagarsi la gondola vedi il punto successivo...
9. Casinò: immancabile una tappa allo splendido casinò di Venezia: un palazzo meraviglioso... Nei Bed and Breckfast si trovano facilmente gli inviti, quindi si entra gratis con una bevuta (ottima) offerta; quindi, anche chi non avesse intenzione di giocare, può fare un giro in un palazzo splendido e mettersi a sedere a gustarsi un drink... Però il consiglio è quello anche di giocare: a parte la mia passione, con un investimento di trenta euro si può uscire con un gruzzolo raddoppiato con un po' di attenzione (e di fortuna). In ogni caso, con l'invito, anche se non giocate, avete risolto un dopo-cena!
10. Souvenir: evitare i souvenir, fabbricati prevalentemente in paesi asiatici...
11. Compagnia: andarci con la persona giusta, con la quale si sta bene e non si litiga... A me, stavolta, è andata davvero bene...

giovedì 26 aprile 2007

Difficoltà temporali...

E il caldo è arrivato (o forse non se ne è mai andato del tutto?).
Col caldo è arrivata una bella stanchezza...
Almeno per me.
Però si cerca di portare avanti un po' tutto, nel migliore dei modi.

martedì 24 aprile 2007

Devo delle spiegazioni...

Perchè questo blog è rimasto fermo quasi una settimana?
Devo delle spiegazioni.
Sono stati sei giorni sufficientemente intensi:
giovedì: Congresso DS - Firenze
venerdì: Congresso DS - Firenze; Spettacolo teatrale (Dux in scatola) - Poggibonsi
sabato, domenica e lunedì: mini-vacanza presso Venezia;
oggi e domani: ANPI e 25 aprile...
Sicuramente arriveranno i nuovi post su:
- Riflessioni congressuali;
- Venezia;
- Il 25 aprile...
Ma quel che manca è il tempo, o meglio il tempo non mancherebbe, evidentemente manca un suo più produttivo utilizzo (non in senso economico, ma socio-culturale)

mercoledì 18 aprile 2007

Partito Democratico, secondo intermezzo scherzoso o capitolo 2,5: Riflessioni pre congressuali: Vi ricordate quel 18 aprile...?

Vi ricordate quel 18 aprile del 1948, le prime elezioni politiche (se si esclude la costituente) caratterizzate da una campagna elettorale dura e forte. Il Pci si presentava con il Psi cavalcando l'icona del fu liberatore (o unificatore) d'Italia, mentre la Dc sfoderava il suo scudo crociato per parare l'Italia dal "pericolo rosso". Con grande delusione dei militanti (e gioia dei militanti autolesionisti antiunitari) il "Fronte Popolare" del Risorgimento solo sognato raggiunge poco più del trenta... Il risultato di per sé non è disastroso, anzi, ma ci pensa la Dc a renderlo negativo: lo scudo si fa zattera verso i lidi del cinquanta per cento. Ma l'elemento è già chiaro: solo due formazioni "sfondano", e inizia quel bipolarismo imperfetto all'italiana che tutt'oggi ci attanaglia (o valorizza i vari poltronisti da due per cento, ma pure da zero virgola zero virgola zero un per cento)... Che poi si svilupperà tra una democrazia bicefala, col Psi a muoversi pericolosamente tra improduttivo filo-sovietismo e variazioni sul tema del socialismo da costruire o conservare, e un consociativismo immaginato da tanti, ma ben poco reale. Beh, non tutto quel che è vecchio è bello... Però guardare al 18 aprile '48 può servire a politici, politicanti e militanti molto più di un'apparizione a Porta a Porta o davanti Porta a Porta (o anche dietro, a far la fila sull'uscio "che tanto non aprono mai", direbbe il cittadino a-politico ma così sapiente di politica, tanto da aver capito tutto).
Tutto questo flusso di considerazioni (se cercate un filo, penso non ci sia) per arrivare ad un punticino: domani, dopodomani e tra-due-giorni-domani ci sarà il Congresso dei Democratici di Sinistra. Io, per conto mio, metterò sei o sette cassette da quattro ore in cantiere per una registrazione completa (che poi magari se compravo il nuovo decoder di Sky era più semplice, ma non coerente perché ormai il VHS è diventato di sinistra, il DVD è socialdemocratico, il DVX è di centro-destra, a meno che non sia scaricato da internet, mentre il decoder appena uscito di Sky che ti registra i programmi che vuoi quando vuoi è per ora di destra; va beh, aspetterò qualche mese che tanto diventa anche lui di sinistra), mi recherò un paio di giorni in una delle città più belle d'Europa e del mondo (Firenze, per intenderci e per fare un po' di campanilismo toscano), ascolterò, etc. etc.
18 aprile, Fronte Popolare... Due partiti in uno... Poi il Psi va in crisi perché abbandona il progetto (o perché l'ha fatto, questione di punti di vista)... Però il Fronte Popolare è stato sicuramente il primo e più importante (dopo la Resistenza, s'intende) volano di radicamento della sinistra in Italia... Beh, mi fa un po' strano dirlo, ma oggi siamo ad una svolta eguale a quella del 1948 per quanto riguarda il campo di centrosinistra: sarà che mi piacciono le cose complesse e difficili e che non mi piace tirarmi fuori e star su di un albero a fare l'uccello del malaugurio, ma io proprio questa sfida del Partito Democratico voglio che la vinciamo. Voglio che riesca. Voglio che sia davvero qualcosa di importante. Che poi, un domani, possiamo dire: "si, c'ero anch'io quando abbiamo fatto nascere questo grande partito" (non nel senso: "vedi, sono quello alla fila 89, lato destro, posto 121", ma è un esserci spirituale prima di tutto). Che se poi si fallisce, proprio non abbiamo capito nulla. Quindi, per questo, vorrei che tutti coloro che finora hanno lavorato (e bene) nei ds rimanessero a fare questa scommessa. Lo so, uscire o aspettare di dire "io l'avevo detto" è molto più facile. Provarci è più difficile, anche perché è una lotta in primis interiore. Provarci è più difficile, io ci provo, e voi?

martedì 17 aprile 2007

Partito Democratico, Capitolo II

Capitolo II
Un partito laico
Una prima variazione sul tema
La laicità deve essere uno dei punti cardine del Partito Democratico. Una laicità che non è ideologia, ma anzi un metodo di approccio alla realtà ed alla politica. Un partito laico non professa una ideologia “laicistica”, dove si intenda con questo termine un’impostazione antireligiosa o irreligiosa, anzi costruisce la propria identità a partire dal libero contributo dei propri aderenti.
Il Partito Democratico sarà un partito a sostegno dello Stato Laico, uno stato che si fondi su una concezione secolare del potere politico come attività autonoma rispetto alle confessioni religiose, che, tuttavia, sono collocate su piani di eguale libertà e possono esercitare la propria influenza tramite il contributo libero e anti-dogmatico dei rispettivi aderenti. Uno stato che rispetti le religioni, che garantisca ad ogni confessione gli spazi, la possibilità e il diritto di esprimersi e manifestarsi liberamente. Uno stato laico, infine, non solo garantisce l’autonomia del potere civile da quello religioso, ma tutela allo stesso tempo l’autonomia delle confessioni dal potere temporale. Ricordando Locke, “lo Stato non può nulla in materia puramente spirituale, e la Chiesa nulla in materia puramente temporale”, o la Costituzione pastorale Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II la quale afferma che “la comunità politica e la Chiesa sono indipendenti ed autonome l’una dall’altra nel proprio campo”.
Laicità significa distinzione, nella reciproca autonomia, tra momenti distinti dell’attività e del pensiero umano. La religione, infatti, rappresenta un momento intimo ed altissimo dell’animo umano, cui va portato rispetto e ammirazione, ma che non può essere vincolante nelle scelte politiche. Un partito laico, però, significa anche un’organizzazione che sa aprirsi e farsi forte dei contributi dei propri aderenti, anche dei credenti. Un partito laico e rappresentativo deve rapportarsi con intelligenza e capacità di sintesi ai contributi che vengono da tradizioni religiose storicamente rilevanti nei nostri territori, purché tali contributi non siano dogmatici o pregiudiziali.
Il Partito Democratico deve essere capace di sublimare il meglio delle tradizioni che ne nutrono le radici. Quindi, deve saper guardare anche all’associazionismo cattolico volontario, agli esempi storici (dalla Resistenza alla lotta contro la Mafia) di sacerdoti coraggiosi, ai messaggi che vengono da tanta parte del mondo cattolico. Solo con un approccio profondamente laico è possibile dare valore a tali contributi, perché laicità significa capacità di ascoltare senza convinzioni pregiudiziali.
Soprattutto per le giovani generazioni, la laicità rappresenta un punto importante. Perché, più in generale, la laicità rappresenta un argine a tutti gli integralismi. E nel nostro presente, in particolare internazionale, la lotta ad ogni integralismo è sicuramente una priorità per risolvere i conflitti che in varie parti del mondo generano guerre e storture sociali od economiche.
Credo che “ognuno possa ricercare la sua felicità per la via che a lui sembra buona, purché non rechi pregiudizio alla libertà degli altri di tendere allo stesso scopo” (Immanuel Kant).

lunedì 16 aprile 2007

Educazione...

"Pochi giorni fa, in una scuola elementare, domandai ai bambini quali erano i loro sogni per il futuro. Ha risposto subito Massimo: "diventare miliardario!". Sogno, condiviso dagli altri bambini, che ci fa riflettere. Oggi è difficile educare perché il nostro impegno di formare, a scuola, il cittadino che collabora, che antepone il bene comune a quello egoista, che rispetta e aiuta gli altri, è quotidianamente vanificato dai modelli proposti da chi possiede i mezzi per illudere che la felicità è nel denaro, nel potere, nell’emergere con tutti i mezzi, compresa la violenza. A questa forza perversa noi dobbiamo contrapporre l’educazione dei sentimenti: parlare di amore a chi crede nella violenza, parlare di pace preventiva a chi vuole la guerra. Dobbiamo imparare a fare le cose difficili, come disse Gianni Rodari in una delle sue ultime poesie: parlare al sordo, mostrare la rosa al cieco, liberare gli schiavi che si credono liberi."
(Mario Lodi).

domenica 15 aprile 2007

Partito Democratico, intermezzo scherzoso o capitolo 1,5

Intermezzo scherzoso
La liberalizzazione dei Craxi
Uno dei punti più importanti del nostro Governo fino ad oggi è stato quello riguardante le liberalizzazioni, ossia la rottura del corporativismo residuo in Italia. Un passo fondamentale (e direi di sinistra) che è iniziato e non terminato, ma che sicuramente porterà a risultati eccezionali contando che il lavoro è condotto da uno dei migliori uomini dei Democratici di Sinistra come Bersani. Una delle liberalizzazioni è stata quella dei Taxi, che proprio nella reazione incontrollata dei tassisti conferma la sua importanza. Insomma, qualcosa di concreto che questo Governo sta facendo e cui guardiamo con favore.
Bene, dopo la liberalizzazione dei Taxi, è arrivata quella dei Craxi, ossia l'affermazione che Craxi sarà nel "Pantheon" del Partito Democratico. Nella mozione del Segretario Fassino c'era la citazione del leader PSI anni '80, quindi la domanda potrebbe essere: come può un sostenitore del Partito Democratico, quindi contingentemente della Mozione Fassino, non accogliere con favore una dichiarazione simile? La risposta è semplice. Citare Craxi tra i tanti nomi cui la tradizione socialista italiana affonda mi sembra sia ovvio e scontato, in quanto Craxi ha guidato quel partito e in tal modo è stato anche primo ministro. Però bisogna stare attenti: citandolo sommariamente all'interno della tradizione socialista significa annotarne l'importanza, invece indicarlo come "Padre" di un partito è ben altra cosa. In questo secondo caso, si dà un giudizio complessivo sulla persona Craxi. Si può discutere ampiamente del suo ruolo come segretario di partito e come presidente del consiglio, ma se si valuta la persona nel complesso bisogna saper misurare le parole. Infatti, Craxi è stato condannato dalla Magistratura italiana (che noi difendiamo con convinzione, soprattutto dagli attacchi del centrodestra) e si è rifiutato di scontare la propria pena, ritirandosi fuori dal nostro paese (l'esilio è altra cosa, ossia una pena inflitta dallo stato). Su quest'ultimo punto, senza entrare nel merito di troppe cose, bisogna ponderare una valutazione complessiva del Craxi-uomo. E non credo possa essere che negativa. Vi ricordate Socrate? Bene, "l'esilio" di Craxi è stato uno sfuggire alla giustizia. Quanto si sarebbe più riabilitato affrontando con coraggio e dignità il giudizio? E quando si dice che "ha pagato solo lui", è un non-sense: semmai la questione potrebbe essere se la condanna fosse stata ingiusta o emessa da ente non indipendente o politicizzato. Infine, una valutazione politica: è utile mettere Craxi nel Pantheon? Non basta constatarne il peso nella tradizione socialista, mettendo in luce gli aspetti positivi, lasciando alla coscienza di ognuno la valutazione storica sulla persona? Non si rischia, mettendo unilateralmente un certo uomo (che non è direttamente nella tradizione del partito di cui il segretario parla) di rendere esclusivista il Partito Democratico sotto questo aspetto? Non si rischia di alterare chi nel PD non c'è o non ci sarà, ma che pretende la propria origine craxiana? Infine, non si rischia di mettere un paletto (politicamente inutile) per importanti aperture future (Italia dei Valori in testa)?
Carissimi, credo che il Partito Democratico non abbia bisogno di paletti ideologico-personalistici preventivi. Semmai si può discutere di Berlinguer, in quanto è nel "Pantheon" (che brutto nome poi) dei Democratici di Sinistra, i quali per forza potranno se vorranno proporlo per portarlo all'interno del "Pantheon" del Partito Democratico? Insomma, perlomeno ognuno porti avanti i propri "Pantheon" (senza troppi pregiudizi o rigidismi). Al di là del merito e della statura personale, che tra Craxi e Berlinguer non è certo eguale.
Dobbiamo costruire un grande partito. Noi più giovani abbiamo voglia di salpare. Ci sono grandi premesse e grandi dubbi. Ma sono le grandi sfide che portano in alto le grandi idee. Avanti con coraggio, ma non perdendo mai lo spirito critico.
E se proprio si vuole un po' di storia...
Fassino: "Craxi fa parte del Pantheon del Pd come Rosselli, Matteotti, Nenni, e Pertini".
Berlinguer: "La cosa che mi preoccupa in Bettino Craxi è che certe volte mi sembra che pensi soltanto al potere per il potere".
Craxi: "Se quei fischi sono un segnale politico contro quella politica, non mi posso unire a quei fischi -pausa- solo perché non so fischiare". (Riferendosi ai fischi rivolti a Berlinguer nel Congresso PSI di Verona del 1984)
Berlusconi: "La mia amicizia con Craxi non è mai venuta meno, in nessun momento"
Craxi: ""...non credo che ci sia nessuno in quest'aula, responsabile politico di organizzazioni importanti che possa alzarsi e pronunciare un giuramento in senso contrario a quanto affermo: presto o tardi i fatti si incaricherebbero di dichiararlo spergiuro".
In definitiva, credo che di Craxi si possa guardare con attenzione molti aspetti positivi (interpretazione del riformismo, capacità di governabilità, ecc.), ma che proprio non ce ne sia bisogno come "padre".
Ah, dulcis in fundo, Bersani, che liberalizzò i Taxi, a liberalizzare i Craxi non ci sta...

mercoledì 11 aprile 2007

Nuovo concorso per l'aperitivo

Proponiamo di nuovo il gioco "scegli una frase", mentre è in corso il ballottaggio per lo scorso concorso (tra Andrea, Enrico e Stefano).
Lorenzo:
"Ma che tu hai?"

Simone:

"Vivo la vita finché la vita mi fa vivere"

Giovanni:
"Manchester-Roma=7-1, scusa Alberto"

Niccolò:
"Per fiorire, il ramo deve onorare le proprie radici"

Igor:
"L'amore è come un accendino: gira di tasca in tasca e ti ritorna quando non c'è più niente da appicciare"
Votate liberamente, ma senza autovotarvi...

Alfonsine

Ieri celebrazioni presso Alfonsine. Una celebrazione riuscita e interessante. In particolare ottimi gli interventi dal palco, soprattutto quello del Sindaco della città. Ricordare non è mai facile, poiché è semplice cadere nella retorica, nella ripetizione, nelle vuote parole. Invece, c'è un modo di ricordare che ha utilità e dignità. Ha detto il Sindaco alfonsinese, citando un proverbio africano, che "il ramo non fiorisce se non onora le proprie radici". Credo questa frase si presti a molte letture... In particolare, dobbiamo ricordarci sempre che, anche se per chi è più impegnato o segue di più simili manifestazioni sono cose risentite in molte occasioni, ci sono persone che vivono completamente all'oscuro, che assaporano la libertà senza accorgersene perché non sanno da dove viene e che può non esserci. Soprattutto i bambini: loro hanno bisogno di comprendere e sedimentare i valori che sessant'anni fa sono sbocciati. Il passato serve per un futuro migliore, altrimenti è solo esercizio storico-scientifico.
Il programma di ieri:
ore 6.30 partenza da San Gimignano
ore 9.45 arrivo in Alfonsine e deposizione corone al cimitero
ore 10.00 corteo per le strade cittadine
ore 11.00 comizio conclusivo in piazza
ore 12.00 visita al Museo della Battaglia del Senio (consigliato!)
ore 13.30 pranzo presso Alfonsine
ore 15.30 visita sull'argine
ore 16.15 partenza da Alfonsine
ore 20.15 arrivo in San Gimignano (causa code interminabili.............)

domenica 8 aprile 2007

Partito Democratico, Capitolo I

Capitolo I...

Siamo partiti democraticamente per il Partito Democratico. Nei tre congressi cui ho per ora partecipato da iscritto (sezione, unione comunale e provinciale) ho concluso il mio intervento sempre nello stesso modo. Un'immagine che mi piace molto: l'orizzonte visto come ideale. Quindi, l'ideale, come l'orizzonte, per quanto si può camminare, non si raggiunge, anche facendo il giro del globo, ma intanto ci fa camminare. E questo affermando che anche il Partito Democratico dovrà avere un suo orizzonte ideale. Ora, non siamo più a decidere il se, ma il quando e soprattutto il come. Bene, credo che le difficoltà saranno sempre maggiori da adesso. Costruire qualcosa di nuovo comporta necessariamente grande sacrificio, capacità di non rassegnarsi, forza...
Sul "come", appunto, ho qualche timore, che però mi porta ancora più forza ad investire convintamente in un progetto rivoluzionario. Dire che "anche il Partito Democratico avrà un suo ideale" non è un'affermazione falsificabile, ma una constatazione di necessità. Infatti, per come è oggi strutturata la società, non si può rinunciare a dare un orizzonte ampio per il futuro. Le questioni sono epocali, a partire dai problemi climatici. Ed un approccio elettoralistico appare oggi quanto mai insufficiente.
Un solo appunto. Così per partire. Nel manifesto dei "saggi", che sarà solo un contributo, si parla di cristianesimo ed illuminismo. Ora, mi domando: cosa si vuol intendere? Ci si riferisce al cristianesimo nel settecento, quello parallelo ai lumi, che i lumi giustamente combatterono e tanto hanno contribuito a liberarlo da superstizioni, usurpazioni e dominio morale? Oppure ci si riferisce ai duemila anni di storia del cristianesimo, quindi qualcosa di enormemente vago? O ancora al messaggio evangelico "in purezza", che in vari punti può portare a concordare? Insomma, le parole vuote vanno abbandonate. O perlomeno specificate. Illuminismo, quello si: la forza della ragione e del dialogo, la fiducia nelle capacità umane e la tensione alla felicità comune, l'impegno per una società giusta ed equilibrata, il privilegio riservato ai fini, ma tenendo sotto controllo i mezzi... Ma la mia paura è che, in cotanta vaghezza, ognuno si costruisca un suo "orizzontino" personale, che ben poco serve ad una causa comune. Infine, la specificazione sul cristianesimo urge ancor di più quando si parla di laicità: si è forse dimenticato che il potere temporale ecclesiastico è stato contrario all'unificazione italiana per motivazioni molto lontane dal messaggio evangelico? Parliamo dunque del cristianesimo dei cristiani (non bigotti), quello sincero ed alto, che tanto ammiro, quello che si fa pratica quotidiana e non esibizione festiva (oggi è Pasqua, quindi mi viene in mente), quello che porta ragazzi in Africa ad aiutare il prossimo (ma non per dimostrare a Dio quanto si è bravi, secondo un'interpretazione contrattualistica della religione), quello che è intimo e per questo più alto, che non ha bisogno delle manifestazioni esteriori, che sa che se il proprio esempio è alto questo basta, e non c'è bisogno di imporre o tentare di imporre niente a nessuno.

sabato 7 aprile 2007

La Fiorentina va avanti

Fiorentina-Ascoli=4-0

La Fiorentina supera la pratica Ascoli con facilità e convinzione, allentando il ritmo sul 4-0 per rispetto ad avversari comunque dignitosi. Dispiace la sfortuna nera di Mutu e il goal di Montolivo, che lascerà al fantasma di Caravaggio le prime pagine dei quotidiani sportivi di domani. Ottima la sconfitta del Palermo ed il pareggio dell'Udinese.
Pagelle:
Frey 6,5: una parata, ma decisiva, sull'1-0, quando il gatto transalpino smanaccia una pericolosa palla impattata dalla traversa;
Potenza 6+: sbriga senza troppe difficoltà il suo compito;
Gamerini 6,5: Preciso, attento, con personalità: l'ex Bologna sta crescendo;
Kroldrup 6+: il più è per il goal fatto e per quello sfiorato in apertura, per il resto... meglio Dainelli;
Ujfalusi 6: l'ammonizione per proteste sul 4-0 rovina la sua prestazione;
Pazienza 6,5: sempre pronto all'occorrenza;
Liverani 7-: imposta, lotta, consiglia, una delle anime della squadra;
Montolivo 5: segna un goal per errato piazzamento del portiere avversario, per il resto è il solito fantasma di Caravaggio; lo vogliamo vedere in primavera; speriamo il Milan lo rilevi a fine stagione... Si dice le panchine di San Siro siano molto comode...
Reginaldo 7+: primo tempo brasiliano! Il ragazzo si muove bene, crea, segna, ha personalità; mezzo punto in meno per il solito calo nel secondo tempo;
Toni 7: il bomber sbaglia e segna, ma segna, e questo è l'importante;
Mutu 6,5: sarebbe un 8 per tutto quello che crea, ma un punto e mezzo in meno per le svariate occasioni sbagliate (compreso un rigore)... Non era giornata, ma senza di lui sarebbe proprio una fiorentina diversa... in peggio!
Brivio 6+: entra e fa il suo, non poco per un primavera;
Jorgensen 6+: subito attivo e pericoloso;
Santana s.v.: buona notizia il suo rientro, ma, a parte un buon dribbling sulla destra, ha poche occasioni di mettersi in mostra;
Prandelli 8: approccia benissimo la partita sul piano psicologico ancor prima che tattico.

mercoledì 4 aprile 2007

In memoria di Martin Luther King...

Il 4 aprile del 1968, su una finestra di un albergo di Memphis, veniva ucciso Martin Luther King. Pastore battista , leader della protesta nera, capo spirituale di una comunità oppressa, uomo impegnato nella difesa dei diritti civili. Il suo messaggio non violento rappresenta, al pari di quello di Ghandi, un manifesto per tutti coloro che lottano per un mondo migliore, più pacifico e giusto…

Il 3 aprile 1968, Martin Luther King parla ai netturbini di Memphis in sciopero che chiedevano il riconoscimento dei loro diritti di lavoratori. Sarà l’ultimo, profetico, discorso del leader nero: il giorno dopo verrà assassinato.

"Ogni tanto, immagino, tutti noi pensiamo in modorealistico al giorno in cui resteremo vittime di quelloche è il definitivo comune denominatore della vita: quella cosa che chiamiamo morte. Tutti noi ci pensiamo. E di tanto in tanto, io penso alla mia morte e al mio funerale. Di tanto in tanto mi domando:“Che cosa vorrei che dicessero ?”. Quel giorno mi piacerebbe che si dicesse: Martin Luther King, ha cercato di amare qualcuno.Vorrei che si dicesse: Martin Luther King, ha cercato di dedicare la vita a servire gli altri. Vorrei che diceste, quel giorno, che ho cercato di essere giusto sulla questione della guerra. Quel giorno vorrei che poteste dire che ho davvero cercato di dare da mangiare agli affamati. E vorrei che poteste dire, quel giorno, che nella mia vita ho davvero cercato di vestire gli ignudi. Vorrei che diceste, quel giorno, che ho cercato, nella mia vita, di visitare i carcerati. Vorrei che diceste che ho cercato di amare e servire l’umanità. Sì, se volete dire che sono una grancassa dite che sono stato una grancassa per la giustizia. Dite che sono stato una grancassa per la pace. Sono stato una grancassa per la rettitudine. E tutte le altre cose di superficie non conteranno. Non avrò denaro da lasciare dietro di me. Non avrò le cose belle e lussuose della vita da lasciare dietro di me. Ma io voglio avere soltanto una vita impegnata da lasciare alle spalle. Ed è tutto quello che volevo dire. Se riesco ad aiutare qualcuno mentre passo, se riesco a rallegrare qualcuno con una parola o con un canto, se riesco a mostrare a qualcuno che sta andando nella direzione sbagliata, allora non sarò vissuto invano.

lunedì 2 aprile 2007

Parole in libertà...

Ore 00.00, frasi in libertà...
Andrea: "Il sole è bello finché dura..."
Stefano:
"Di ciò di cui non si può parlare, si deve tacere"

Igor:
"M'illumino d'immenso"

Giovanni:
"To die, to sleep maybe to dream"
Enrico:

"Quando l'ape disdegna il fiore, tu fiore vola via"

Niccolò:

"Cogito ergo sum"
Votate la frase migliore, quella che riceverà più voti vincerà un aperitivo!!!Potete esprimere una sola preferenza... Non fate i furbi, e soprattutto... nessuno si auto-voti!!!