lunedì 8 novembre 2010

La Fiorentina vince la sfida-salvezza col Chievo...

Partita brutta... Come ormai siamo abituati, con questa Fiorentina. Una squadra con poche idee, poca voglia e tantissimi infortuni. Gli ultimi minuti sono un assedio del Chievo, con qualche contropiede. Una squadra terrorizzata che non è certo aiutata dalla scelta del tecnico di mandare in campo Gulan al posto di Gilardino. Come a dire: barricate ragazzi! E le barricate le fanno. Meno male che quelli del Chievo sbagliano e che Boruc fa vedere di essere un buon portiere.
Tre punti, e tanto basta per ora. E a questo giro non mi sono addormentato durante la partita: che sia un segno di ripresa oppure solo che si giocava alle 12.30?

Pagelle
BORUC, 6,5: Esordio di attenzione. Fa rimbalzare un rinvio su un attaccante del Chievo per creare un po' di suspance... Per il resto infonde sicurezza nelle prese e ferma una conclusione ravvicinata nel finale di barricate.

COMOTTO, 5,5: Conferma di essere in pieno periodo scarso per quanto si impegni oltremodo nella corsa e nei recuperi. Prova appena sufficiente.

GAMBERINI, 6+: Si intravede il Gamberini di altri tempi. Forza.

KROLDRUP, 6.5: E' lui a reggere la baracca là dietro, soprattutto dovendo coprire anche la zona di Pasqual (di fatto). Bravo davvero.

PASQUAL, 4,5: Si cerca ancora il fratello gemello che, ricorderete, giocò per suo conto la prima stagione in viola. Disastroso. Leggero.

BOLATTI, 5.5: Uno di quei giocatori-promessa. Quando le mantiene? Tra l'imbarazzante Montolivo e lo spettro del nazionale argentino c'è stato uno scarto flebile. A fare meglio del Montolivo delle ultime giornate ci voleva poco, ma fa proprio poco poco.

Dal 1'st VARGAS, 7: Pura aria fresca vederlo giocare... Pura aria fresca... Se non fosse entrato, non si sarebbe segnato... O,come usa nel calcio: se non entrava, non si segnava.

DONADEL, 6: Insesauribile: ci mette il cuore e la passione. Ed è tra i pochi. Merita un plauso, anche se i limiti tecnici sono evidenti in questa fase.

MARCHIONNI, 5.5: Niente di che... Dormicchia sulla fascia, ogni tanto si sveglia. Non determinante.

Dal 26'st CERCI, 6: Segna il goal decisivo per sbaglio, comunque era lì al momento giusto. Scatta bene e colpisce la traversa nel finale. Per il resto si intestardisce in azioni personali assurde. Informazione di servizio: non sei Maradona.

MUTU, 6,5: Non è una delle migliori partite, certamente. Spesso è assente, di sicuro. Però è l'unico che dimostra di avere i guizzi vincenti, che ti fa aprire gli occhi socchiusi a causa dal gioco soporifero di una delle peggiori fiorentine degli ultimi anni.

SANTANA, 6: Nel secondo tempo, a centrocampo combina poco. Nel primo si fa vedere.

GILARDINO, 5+: Voto di incoraggiamento. Uno come lui non può perdere tutti quei palloni, non può essere anonimo. No. Comunque entra nel goal di prepotenza e questi due punti in più son merito anche suo.

Dal 41'st GULAN sv


MIHAJLOVIC, 5,5: Presenta una Fiorentina con mentalità da squadra salvezza. Il gioco non c'è. Gli infortuni sono l'alibi perfetto e per questo aspettiamo. In ogni caso, gli ultimi cinque minuti sembravano giocati in semifinale di Champions League con il Chealsea fuori casa in vantaggio di 1-0. Invece, eravamo in casa con il Chievo Verona. La sostituzione di Gilardino con Gulan la dice lunga sull'imprinting mentale dato alla squadra. Comunque: aspettiamo ancora fiduciosi.

martedì 2 novembre 2010

Dimissioni del Presidente del Consiglio


In questi giorni accade di tutto, riguardo i problemi del Presidente del Consiglio e della sua maggioranza.

Il Paese ha ben altri problemi: crisi, disoccupazione, sviluppo, precarietà, taglio di fondi agli enti locali, stato sociale in smantellamento, famiglie che piombano ogni giorno sotto la soglia di povertà e molto altro.

Dimissioni subito. Governo di transizione per approvare la nuova legge elettorale e alcune riforme immediate. Elezioni.

martedì 5 ottobre 2010

Scuola

Wordle: provascuola

domenica 5 settembre 2010

La Pievina: un tempio della buona cucina


Nome: Osteria "La Pievina"
Tipologia: Cucina Toscana
Commento: Premetto che, riprendendo la recensione dei ristoranti, mi sono imposto di stare nelle quindici/venti righe. E non è facile elaborare un commento breve e compiuto di una delle più felici esperienze culinarie che possano capitare. Vivere un ristorante significa mettere insieme non solo la qualità delle portate, ma immergersi in un insieme fatto dal servizio, dai profumi, dalle parole, dal contesto, dall'ambiente, dall'apparecchiatura, dalla capacità di elaborazione dei piatti e tante altre cose... Un'esperienza, insomma, che acquista valore in quanto riesce ad investire tutti i sensi che abbiamo a disposizione. Alla "Pievina" di sicuro si riesce a contemperare bene i diversi aspetti di una esperienza culinaria ai massimi livelli. Si entra in un'alcova del gusto che fin dal primo passo si preannuncia coinvolgente. I proprietari ti accolgono come entrassi nella loro casa, con il giusto mix di disponibilità alla conversazione e riservatezza, con l'attenzione ai momenti, agli attimi, ai contesti. Come scrivono sul loro sito, il loro ristorante è come un teatro, il teatro che è la più bella espressione contingente dell'umano. I piatti arrivano con il giusto ritmo e improvvisano di volta in volta un gusto che riesce spesso ad agganciare, per chi è cresciuto nella cucina toscana casalinga, un ricordo o un'impressione. Come il sugo con le 'arselle' che a me ha ricordato prepotentemente i crostini e la pasta fatte da mia bisnonna con cura negli anni passati. L'accoglienza sta infatti in ben dieci antipasti, un contrappunto di buona cucina. Si inseguono poi primi, secondi e i dolci, teglioni e torte portate sul tavolo a disposizione del cliente. Da annotare sicuramente l'amaro senza alcol e senza zucchero, una vera chicca che aiuta senz'altro tra una portata e l'altra. Troppo sarebbe da raccontare e di sicuro ci saranno altre occasioni, posso solo invitarvi ad andare a fare visita ai nostri della Pievina e consegnarvi un ritorno a casa molto sazio...
Cibi consigliati: il tour tra dieci antipasti (ho provato quelli di pesce...), i dolci...
Servizio: Servizio attento, cortese, casalingo, cordiale e disponibile; una delle migliori riuscite della formula informale eppure estremamente puntuale;
Ambiente: Un ambiente, come amabilmente ci ha raccontato la proprietaria, che varia da stagione a stagione... Una vera chicca piena di estate in queste settimane, in cui ogni particolare è curato e, nonostante sia pieno pieno di oggetti, gingilli, trine e cartelli, non risulta affatto pacchiano. Naturalmente immerso nei paesaggi intorno Asciano.
Qualità/prezzo: Ottimo anche il rapporto qualità-prezzo: con 50€ potete considerarvi ultra sazi di buonissima cucina.
Info: Ristorante Osteria la Pievina - Località Pievina - 53041 Asciano (Siena)
Telefono: 0577.718368; 0577.718093
E-mail:osterialapievina@gmail.com
Sito (sul sito trovate anche alcune ricette...)
Valutazione: Ottimo.

mercoledì 1 settembre 2010

Festa Pd 2010: tutti i numeri di una edizione da record

100 mila visitatori e 500 volontari da tutta la provincia. Sono questi i principali numeri che hanno caratterizzato l'edizione 2010 della Festa provinciale del Partito democratico che, come ogni anno, si è svolta nella Fortezza Medicea di Siena con un programma ricco di dibattiti, concerti gratuiti e tante iniziative culturali. "Quella di quest'anno - afferma Fabio Panci, responsabile Festa del Pd - sarà ricordata come una delle edizioni più vivaci e partecipate della nostra manifestazione. Nei diciannove giorni sono state tantissime le persone che ci sono venute a trovare, dimostrando ancora una volta che la nostra Festa è uno dei momenti più imperdibili dell'estate senese"..


Gli stand gastronomici e i grandi spettacoli. Enogastronomia e spettacoli sono stati, ancora una volta, le carte vincenti della kermesse democratica. I 500 volontari, che ieri si sono ritrovati per la cena di sottoscrizione, hanno servito circa 20mila pasti nei ristoranti, pub e bar allestiti in Fortezza. Sul fronte dell’intrattenimento, la palma d’oro del pubblico va alla show di Paolo Ruffini che, con il suo Nido del cuculo, ha portato alla Festa del Pd oltre 4mila persone. Boom di partecipazione, anche per gli Afterhours e per Simone Cristicchi che hanno toccato picchi di presenze molto alti, come del resto è avvenuto anche nel corso delle serate con gruppi locali e artisti emergenti. Per il secondo anno consecutivo, inoltre, lo spazio letterario di Aperilibri ha vinto la sua scommessa, con iniziative molto partecipate che hanno consentito di presentare autori e libri legando attualità e letteratura, grazie all'organizzazione dei ragazzi di Generazione Democratica.


Il successo della politica. L'edizione 2010 però sarà ricordata anche per la massiccia partecipazione ai dibattiti e alle iniziative politiche. Da sottolineare il grande successo di pubblico riscontrato dagli incontri con Walter Veltroni, Rosy Bindi e Ivan Scalfarotto ma anche da quelli dedicati alla finanza con il presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari e alla Regione Toscana con il presidente, Enrico Rossi. Boom di presenze anche in occasione delle iniziative dedicate alla sanità e alla cultura e all’“intervista doppia” ad Elisa Meloni e Alessandro Mugnaioli, rispettivamente segretario provinciale e comunale del Pd di Siena. Nel corso della Festa, nell'ambito della campagna d'ascolto "Diccene Quattro", sono stati molto apprezzati i "Capannelli delle idee" gli incontri organizzati dall'Unione comunale di Siena con la partecipazione degli amministratori locali per parlare dei temi più “caldi” che riguardano la città: dalla viabilità alle Aru, dalla Cassia al quartiere di San Miniato fino alla sosta e alla mobilità. Una massiccia partecipazione è stata riscontrata anche in occasione della manifestazione contro i tagli alla scuola che, grazie anche alla presenza della Sciacchettrà Orchestra, ha raccolto insieme centinaia di persone in un clima di festa e di divertimento.


Grazie ai volontari – continua Fabio Panci – anche quest’anno siamo risusciti a organizzare una grande Festa democratica che è stata un successo al di sopra di ogni più rosea aspettativa. In tempi di antipolitica il segnale forte e positivo che arriva dalla Fortezza è quello di una voglia di partecipazione, di un interesse verso la discussione e il confronto, di una passione verso la politica che ancora scorre nel sangue dei senesi. Il valore sociale e politico della Festa, dunque, continua a rinnovarsi ed a mantenere una vitalità, che è quella, prima di tutto, dei giovani che si avvicinano alla politica nel modo più bello, discutendo, stando insieme e condividendo esperienze con chi è meno giovane e ha posto le basi, ormai più di sessant’anni fa, perché tutto questo fosse possibile. Il successo della Festa è un ulteriore stimolo per affrontare le sfide dei prossimi mesi con entusiasmo e con la convinzione che ci troveremo a discutere dei problemi concreti dei cittadini in una delle fasi più delicate per il nostro territorio e per il Paese”.


martedì 20 luglio 2010

Intervento in merito alla proposta di deliberazione di Consiglio sul: “Programma di valorizzazione dei percorsi della Francigena (...)”

Consiglio Provinciale -20 Luglio 2010-

Buongiorno a tutti,
io credo non si possa che essere soddisfatti nell'andare ad approvare questa proposta di deliberazione. E mi preme davvero ringraziare tutto il gruppo di lavoro “Via Francigena”, a partire dagli Assessori Alessandro Pinciani e Marco Saletti fino ad arrivare a tutti gli uffici e i tecnici coinvolti, assieme agli altri soggetti, per il prezioso impegno messo a sostegno di un progetto così importante come quello della valorizzazione dei centoventi chilometri di Via Francigena nei nostri territori.
In particolare, non si può non essere soddisfatti che questo Consiglio vada ad approvare un percorso, che tanta strada potrà fare nel futuro, che rappresenta un investimento non di corto ma di ampio respiro. Un investimento sulla cultura e, insieme, sul sistema economico che guarda avanti. Tante volte ci siamo detti che servono misure coraggiose e non appiattite sul presente per dare risposte concrete: l'investimento che stiamo approvando va in questa direzione.
E poi permettetemi di notare la serietà del lavoro fatto, che abbiamo potuto apprezzare anche nella Commissione Cultura congiunta con quelle con competenze sul turismo e sui lavori pubblici. Un lavoro faticoso e certosino che ci consegna, come abbiamo sentito dagli Assessori Pinciani e Saletti e dal Presidente del Consiglio, non solo proposte concrete di intervento, ma anche la capacità di inquadrare storicamente e paesaggisticamente la Francigena nei nostri territori, di dare un'ampia prospettiva di interventi e di considerare sempre di più la Francigena come una delle bellezze dei nostri territori. In Commissione abbiamo visto i documenti e le carte e condiviso in linea generale questa strada, ed è positivo sia così visto che stiamo parlando di un pezzo del nostro territorio e della nostra storia da valorizzare tutti insieme, e peraltro, se non sbaglio, fu proprio l'opposizione a portare, in uno dei primi Consigli Provinciali, la questione della Francigena in questa stanza, legata in quel caso al suo inserimento nella lista dell'UNESCO.
E questo è un altro punto: sarebbe davvero un onore per la nostra Provincia coordinare il lavoro in un comitato promotore per l'UNESCO, come viene prospettato nella delibera.
E' un progetto questo, poi, che attiva una sinergia tra tutti i livelli istituzionali. Sono coinvolti infatti, oltre alla Provincia, il Governo, la Regione, i soggetti preposti e i Comuni, in particolare ventidue comuni. E questo rende ancora più significativo il passaggio perché si è saputo mettere d'accordo diversi livelli istituzionali e diverse realtà locali, molte delle quali da anni hanno dimostrato un'attenzione significativa alla Francigena e alle sue implicazioni. Anche il comitato scientifico della consulta degli itinerari storici, culturali e religiosi del Ministero della Cultura ha approvato il paziente lavoro fatto non solo nel ricostruire il percorso storico della via Francigena, ma anche nel costruire le varianti e le ipotesi per dare le gambe al progetto in tempi ragionevoli e compatibilmente con le risorse.
E' appunto un progetto che ha le gambe. Come avete visto, è stata messa a punto una stima sommaria di spesa che spiega bene come, attraverso le varianti, si riesca a risparmiare molto nella messa in sicurezza del tracciato.
Una Francigena che abbia la sua visibilità internazionale, e che veda nella Provincia di Siena uno dei tratti più celebri e ben curati, non può che essere un volano importante dal punto di vista anche turistico. I nostri territori hanno tante bellezze, custodiscono tanti tesori, ma il compito più difficile e strategico è quello di riuscire ad attivare percorsi di valorizzazione, oltre che di conservazione. E questo è un caso di valorizzazione di un territorio e di quello che può offrire. E' questo un esempio quindi di investimento in campo culturale che ha una ricaduta sensibile. I soldi investiti nella cultura, spesso, vengono visti come sprechi, mentre invece rappresentano un investimento anche economico.
Ma di certo, accanto a questo, viene tutto l'aspetto, già ben messo in luce, storico, artistico e culturale. La Via Francigena ha rappresentato, fin dal VI secolo Dopo Cristo, l'arteria lungo la quale si sono mosse migliaia e migliaia di pellegrini, generando un indotto fatto di strutture assistenziali, chiese, borghi, commerci... Insomma, ha contribuito a rendere il nostro territorio così come lo conosciamo oggi. Ha portato a passare qui da noi persone provenienti dalle più diverse parti d'Europa, generando mescolanza e crescita. Oggi può tornare a svolgere, sia pure in tutt'altro contesto, un ruolo simile, rappresentando un altro punto di attrazione per Siena.
Può la Francigena portare nei nostri territori visitatori che si approccino profondamente all'aspetto naturalistico, spirituale e culturale della visita. Può sviluppare una rete di sinergie che nemmeno ci immaginiamo. Può mettere in luce luoghi meravigliosi, ma magari fuori dal circuito consueto del turismo.
Come ha giustamente detto il dott. De Martinis, oggi è un punto di partenza e tanto lavoro ci sarà da fare. Però è una grande soddisfazione partecipare a questo passaggio perché l'investimento sulla Francigena significa anche dare un messaggio come istituzione.
In primo luogo, la centralità della cultura come fondamento della nostra società civile e, allo stesso tempo, come volano economico. Poi l'idea di investire su una strada, una via, che ha rappresentato la spiritualità, ma anche l'incontro, la solidarietà, la mescolanza tra culture ed esperienze e che possa essere ancora oggi un luogo in cui, oltre a conoscere le nostre terre, si possa incontrare gli altri e se stessi. In terzo luogo diamo il messaggio di una Provincia utile e dinamica, che si impegna a fronteggiare le priorità dell'oggi ma è in grado, anche nei momenti difficili, di fare progettualità, sinergia e prospettiva. Il quarto punto è che offriamo un sistema di esperienza non solo ai visitatori, ma anche ai nostri concittadini i cui ritmi di vita rendono sempre meno agevole praticare i propri territori. Un percorso del genere, se vissuto fin dalle scuole, è senz'altro un invito a scoprire la nostra Provincia. Infine, senza volermi ripetere, anche qui -in questa progettazione- si vede un lavoro serio, approfondito, attento alla sicurezza e alle risorse, che quindi rifugge dagli slogan e guarda alla concretezza.
In conclusione, mi fa davvero piacere che tutti i gruppi intervenuti abbiano espresso parere favorevole ad un progetto che, peraltro, è stato portato avanti nell'interesse comune e in accordo anche con il Governo, e, visto che in un intervento precedente al mio forse è stato mal inteso, a tal proposito si è parlato della nota positiva del sistema Siena, ossia di un approccio alla Francigena che nei colloqui a Roma è stato preso a modello.
La Commissione Cultura resterà a disposizione per tutto quello si riterrà opportuno in merito alla Francigena e si impegnerà a sostenere e contribuire al percorso.

giovedì 15 luglio 2010

Un Governo che non cade, ma scivola inesorabilmente...

Dopo Scajola e Brancher, si dimette Cosentino... Il governo perde pezzi e in modo sempre più preoccupante...

Giusto il commento di Messina:

"se è vero che Cosentino è stato investito da un 'polverone giustizialista', non si capisce perché si sia dovuto dimettere; se al contrario è un personaggio di cui il governo deve sbarazzarsi al più presto, non si capisce perché sia degno di continuare a guidare il Pdl napoletano. Insomma, o è un brav'uomo o è un mascalzone. A meno che l'essere mascalzoni non sia ritenuto, nel Pdl, un titolo di merito"

fonte: La Repubblica di oggi

C'e' un urgente bisogno di riacquistare il diritto all'indignazione, perché la mole di cose vergognose fatte e praticate da questo governo, accompagnata da un sistema dell'informazione che minimizza o trascura (immaginate cosa sarebbe accaduto ad un governo di centrosinistra in cui si dimettono due ministri e un sottosegretario e per queste varie motivazioni gravissime!), ci toglie anche il diritto di indignarsi ogni giorno, di riaffermare un'Italia diversa: quella in cui l'onestà, il senso civico e lo spirito di servizio per la comunità primeggiano sull'egoismo, la furbizia e il malaffare.

martedì 13 luglio 2010

giovedì 3 giugno 2010

giovedì 13 maggio 2010

Vita da Call-Center...

Il frustino picchiato sulle gambe a qualche telefonista che nel call center batteva la fiacca, il divieto di alzarsi per andare in bagno se non avevano già fatto un certo numero di chiamate e trovato gli appuntamenti ai venditori per presentare l'aspirapolvere anti-acaro, nei passaggi porta a porta. Umilianti richiami davanti a tutti per chi non raggiungeva gli obiettivi stabiliti e, al contrario, premi, applausi e attestati di lode per chi migliorava i risultati: "Ti stimo tantissimo, non provare mai a deludermi" si legge in una delle pergamene sequestrate dalla Guardia di Finanza di Firenze nella ditta Italcarone di Incisa Valdarno. Sembra di essere nel film di Virzì o fra le pagine del libro autobiografico di Michela Murgia, "Il mondo deve sapere", resoconto di un mese passato al telefono a prendere appuntamenti per smerciare a centinaia di casalinghe gli aspirapolveri di una multinazionale americana. Quasi lo stesso metodo e stesso marchio di elettrodomestico.

Le denunce per maltrattamenti presentate da una decina di ex centraliniste e di ex venditori alla Federconsumatori e alla Guardia di Finanza hanno aperto un'indagine durata tre anni che ha portato all'arresto di cinque persone ai vertici della Italcarone. Le accuse sono di associazione a delinquere finalizzata alla frode in commercio e alla frode fiscale. Secondo quanto spiegato dalle Fiamme gialle, le vendite in nero dell'azienda con filiali ad Arezzo e a Massa ammonterebbero a quasi quattro milioni e mezzo di euro. Gli addetti venivano reclutati con annunci sui giornali tra persone senza specializzazione che avevano bisogno di guadagnare e si lasciavano attirare dalle promesse di premi e provvigioni. Anche la vita agiata che conducevano i dirigenti faceva colpo: auto di lusso e ville (una sequestrata a Reggello sarebbe appartenuta anche alla famiglia Gucci).

La mattina al call center cominciava sulle note dell'inno nazionale e tenendosi per mano o intonando slogan motivazionali. Le telefoniste, hanno spiegato gli investigatori, dovevano prendere più appuntamenti possibile, i venditori concludere i contratti e piazzare l'aspirapolvere che, importato per un valore reale di 350 euro, veniva venduto a oltre 3.500 euro o a rate di 94 euro per 60 mesi. Inoltre, stando alle accuse, l'elettrodomestico era presentato nelle dimostrazioni porta a porta come "presidio medico chirurgico elettromedicale anti acaro" dotato di autorizzazione del ministero della Salute, autorizzazione smentita dal medesimo dicastero.

Ogni nuovo venditore era affiancato da un "anziano" e la raccomandazione era di puntare all'inizio a parenti e amici, persone più facili da convincere all'acquisto. I premi (anche viaggi esotici) venivano sventolati in caso di raggiungimento degli obiettivi - per esempio 60 dimostrazioni al mese - ma di fatto erano spesso inarrivabili. Se si falliva l'obiettivo del tetto minimo di vendite, saltava il compenso. Il turnover era altissimo e molti dopo qualche mese abbandonavano quel lavoro precario. Partono così le prime segnalazioni, racconti di turni massacranti (fino a 14 ore al giorno nella postazione telefonica) e vessazioni psicologiche e fisiche. La procura apre un'inchiesta, la Guardia di Finanza acquisisce filmati, scattano controlli. Fra gli oggetti sequestrati nella prima perquisizione, un anno fa, nella ditta in Valdarno anche un frustino e cartelli del tipo: "Le persone di successo fanno ciò che i falliti non amano fare. Non dimenticare mai chi siamo: i migliori".
fonte: www.repubblica.it

lunedì 3 maggio 2010

lunedì 8 marzo 2010

Di buon auspicio per domani...

... e ricordando l'infanzia...

sabato 6 marzo 2010

Ora basta. Questo è troppo.

VERGOGNA!

Soprattutto per tutti i cittadini, le imprese, i lavoratori che durante tutto l'anno si impegnano a rispettare le leggi, anche quando sono complicate e stratificate!

Soprattutto perché chi è al Governo dovrebbe avere un minimo di senso di responsabilità!

Soprattutto se tra ventidue giorni qualcuno avrà ancora il coraggio di votarli, invece di decidere di dare un segnale chiaro!

Resistiamo!

mercoledì 24 febbraio 2010

domenica 21 febbraio 2010

giovedì 18 febbraio 2010

venerdì 12 febbraio 2010

In ricordo di Stefano Giusti

Ecco le parole di Luca Massi relativamente alla dedica del Circolo Pd di San Benedetto a Stefano:



giovedì 4 febbraio 2010

Intervento di presentazione della Mozione “ La situazione della Casa di Reclusione di Ranza nel Comune di San Gimignano e della Casa C. di Siena


Buongiorno a tutti,

cominciamo col dare un po' di numeri. In Italia abbiamo 65.067 detenuti, di cui meno della metà imputati e il resto (33.247) condannati. Di questi 24.152 sono immigrati ed è da notare come il numero degli imputati detenuti tra gli immigrati superi di quasi quattromila unità i condannati detenuti, mentre tra i cittadini italiani il numero dei condannati detenuti superi di quasi seimila unità gli imputati detenuti.
In definitiva, l'Italia ha una consistente popolazione detenuta, che determina molto spesso condizioni di sovraffollamento e difficoltà di gestione. Per questo motivo, qualche giorno fa, il 13 gennaio, il Governo ha dichiarato lo stato d'emergenza nazionale. Conseguentemente, nel comma 219 della Legge Finanziaria 2010, sono stati stanziati cinquecento milioni per le infrastrutture carcerarie, prevedendo o la realizzazione di nuove strutture o l'aumento della capienza di quelle esistenti. In particolare, è prevista la realizzazione di quarantasette nuovi padiglioni affiancati a strutture già presenti nei territori. In tutto questo, si prevede anche di assumere alcune unità come Polizia Penitenziaria. Tutto ciò significa che a qualcosa sono servite le proteste, l'impegno e la determinazione di tanti cittadini, delle istituzioni locali, degli agenti penitenziari... Tutto questo però non basta. La creazione di nuovi padiglioni è davvero pericolosa, se non ragionata: credo di poter dire fin da ora che una soluzione del genere non andrebbe affatto bene per la Casa di Reclusione di San Gimignano. Chiedo in prima istanza di aggiungere le seguenti due correzioni alla Mozione. Inserire in conclusione del settimo capoverso la frase “come evidenziato in una lettera del Sindaco Giacomo Bassi al Ministro Angelino Alfano” e inserire alla chiusura della mozione “nonostante i piccoli segnali dati nell'approvazione della Finanziaria 2010, che speriamo possano essere solo una base di partenza di un nuovo e più incisivo intervento del Governo sulle tematiche in oggetto”.
Tutto questo non basta, dicevo. La situazione presentata nella Mozione rimane. Noi non possiamo considerare le carceri come dei luoghi di stoccaggio di rifiuti tossici che la nostra società produce, non possiamo considerare le carceri come luoghi in cui rinchiudere i reietti per renderli inoffensivi, come fosse uguale spedirli in una lontana isola deserta. Non possiamo considerare le carceri un costo da ottimizzare per stipare uomini e donne in celle strette, ledendo i loro diritti di esseri umani. Non possiamo accettare che (e le condizioni di sovraffollamento incidono) ci sia un tasso di suicidi così alto in carcere. Cito Sofri che racconta come nelle carceri ci sia “una disperazione sulla quale non scende più nessun anestetico e che i traduce in un alto tasso di suicidi, che sono tanto più significativi perché commessi da persone giovani, che hanno pene brevi, oltre alle diffuse forme di autolesionismo fisico”. Il 2009 è stato l'anno con più suicidi in carcere della nostra storia: 72.
Infine, non possiamo legare il concetto di detenzione meramente a quello di 'punizione'. Viceversa, il sistema penitenziario è parte della società ed in essa svolge un ruolo cruciale attraverso la riabilitazione e le fasi trattamentali. Senza entrare nei dettagli, anche se consiglio vivamente una lettura come Cesare Beccaria ai nostri rappresentanti attualmente al Governo, il messaggio che dobbiamo dare deve essere chiaro e forte: investire sul sistema carcerario significa investire su una società migliore.
E alcune interpretazioni semplicistiche delle condizioni dei detenuti, peraltro preoccupanti a maggior ragione dopo gli eventi di cronaca degli ultimi mesi, lasciano il tempo che trovano. Ha avuto ad dire sempre Sofri come “il dolore nelle carceri sia una specie di fondo perenne e in questo senso sordo: un dolore, cioè, che nessuna risata, nessun gioco allegro, nessuno spintone tra ragazzi -che sono la maggioranza della popolazione carceraria oggi-, nessuna partita di calcio o di calcetto o di biliardino può far dimenticare nemmeno per un momento”. Credo che queste parole esprimano bene di cosa stiamo parlando.
In Toscana abbiamo 4321 detenuti, praticamente quanto un Comune della nostra Provincia. A Siena sono detenuti 386 detenuti circa. C'è una situazione che è divenuta intollerabile da tempo e cui la nostra istituzione può dare il proprio impegno e la propria solidarietà a partire dall'approvazione di questa mozione, su cui spero troveremo convergenze anche dalle minoranze perché è un problema del nostro territorio.
Andrò per sommi capi. Primo punto: il sovraffollamento di Ranza. Il carcere di Ranza vive in un significativo sovraffollamento. Ad ora abbiamo un sovraffollamento stimato di circa 103 detenuti. Questo significa un'oggettiva difficoltà a garantire standard decenti di vivibilità, nonostante il lavoro quotidiano e l'impegno di tanti operatori ed agenti. A Ranza sono presenti 306 detenuti, con una complessità ed una composizione molto eterogenea. Più di un terzo, infatti (120 ad ora), sono stranieri, cinquanta nordafricani e quaranta dell'Europa dell'Est. Questa situazione eterogenea rende ancora più impegnativo il lavoro degli agenti nel carcere.
Secondo punto: a fronte di questa situazione, a Ranza si registra una carenza di organico pari a circa il 42% rispetto alla Pianta Organica prevista per un carcere di quelle dimensioni. Sono attive ad oggi 131 unità nel carcere con un deficit di 102 unità. Il decreto ministeriale del 2001 in materia, infatti, prevede duecentotrentatré unità attive nella Casa di Reclusione di Ranza. In particolare mancano dodici ispettori, undici sovrintendenti e trentasei agenti ed assistenti. Ciò determina un ricorso obbligatorio alle ore di lavoro straordinario, che mediamente significano sei giorni di lavoro in più al mese per ciascuna unità.
Inoltre, il sovraccarico di lavoro e la responsabilità sono diventati intollerabili per la Polizia Penitenziaria di Ranza, che mette a rischio la propria incolumità fisica. E' di non molti mesi fa l'episodio di una grave aggressione da parte di un detenuto che ha mandato a lungo in ospedale un agente penitenziario. Questi sono fatti gravi, che generano insicurezza, difficoltà a svolgere il proprio lavoro, difficoltà ad attivare molte attività... Su tutto questo si è attivato da tempo il Sindaco di San Gimignano, Giacomo Bassi, molti altri enti locali, oltre che gli Onorevoli Franco Ceccuzzi e Susanna Cenni.
Terzo punto: a Ranza manca una dirigenza stabile. L'attuale Dirigente è impegnato nella conduzione di un altro istituto in una regione lontana dalla nostra e questo genera per forza problemi. Inoltre, manca proprio l'assegnazione di un Dirigente alla guida dell'istituto in pianta stabile.
Il quarto punto sta nei fattori di insicurezza percepita dalla popolazione sangimignanese e in particolare da chi abita vicino al carcere. Anche questo è un aspetto da tenere in considerazione.
Il quinto punto riguarda, invece, la Casa Circondariale di Siena. Anche qui si registra una carenza di organico, pari a diciotto unità, di cui dieci agenti o assistenti. Il sovraffollamento a Siena è calcolato in circa trenta detenuti. Quello che però più preoccupa è di ordine igienico-sanitario. La struttura penitenziaria è infatti fatiscente, invivibile sotto l'aspetto igienico-sanitario. Inoltre, la collocazione nel centro storico non aiuta né la possibilità di intervenire in modo determinante sulla struttura, né nel contemperare la sicurezza con un contesto esterno improntato principalmente al turismo. Su questo bisogna fare qualcosa.
Il sesto punto che voglio portare alla vostra attenzione riguarda l'impossibilità, in queste condizioni, di procedere spesso alle attività, in particolare di mantenere viva e implementare quella rete di relazioni con associazioni importanti nel tessuto del nostro territorio. Ci sono tante associazioni ed enti che si impegnano nel creare un ponte solido tra il carcere e la società, che riescono ad incidere in modo determinante sul reinserimento. Sostenerle e rendere il carcere un luogo sicuro per chi va ad operarci è un obiettivo primario.
Un altro aspetto, il settimo a questo punto, è che il Governo non ha dato risposte circostanziate e precise a precise e circostanziate domande degli enti locali e dei nostri Parlamentari. Spero che anche da parte delle opposizioni di questo Consiglio ci sia la volontà di portare questa questione all'attenzione. Spero che su questo tema riusciremo a fare un lavoro insieme, visto che stiamo parlando di questioni così vive ed importanti per i nostri territori.
Dobbiamo considerare il carcere come un luogo strategico e complementare della società. Per fare questo, serve la volontà di investire e di prestare attenzione a tutto quello che accade.
Vi ringrazio per l'attenzione.

lunedì 25 gennaio 2010

domenica 10 gennaio 2010

Se.

fonte: www.repubblica.it

venerdì 1 gennaio 2010

Messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica



Un discorso bellissimo, di una chiarezza e una forza incredibili.

A voi che mi ascoltate, e a tutti gli italiani, in patria e all'estero il più cordiale augurio di Buon Anno. E' un augurio che vi rivolgo per la prima volta da Presidente della Repubblica. Rivivo la lontana emozione del mio incontro con la politica nell'Italia appena rinata alla democrazia. E colgo l'occasione per dirvi dunque brevemente dell'esperienza che sto compiendo da alcuni mesi e dei problemi con cui mi sono misurato.

Mi sono stati già affidati nel passato delicati incarichi nelle istituzioni italiane ed europee. Ma sto ora verificando quanto sia più complessa e impegnativa la responsabilità che la nostra Costituzione attribuisce al Capo dello Stato.

Interpretare ed esprimere, con passione civile e con assoluta imparzialità, sentimenti e valori condivisi, esigenze e bisogni che riflettono l'interesse generale del paese. E guardare sempre all'unità nazionale come bene primario da tutelare e consolidare.

A questo più alto incarico sono stato chiamato all'indomani di un voto che ha visto gli elettori dividersi in due parti quasi uguali, tra loro nettamente contrapposte. Le diversità, anche radicali, degli orientamenti e dei programmi, e quindi l'asprezza dei contrasti, non possono preoccupare perchè fanno naturalmente parte della competizione democratica. E non cancellano tutto quel che ci unisce come italiani.

Ma forte è il bisogno di un clima più sereno e costruttivo. Ho creduto e credo di doverlo dire.

Se la politica diventa un continuo gridare, un gareggiare a chi alza di più i toni, uno scontrarsi su tutto, su ogni questione, in ogni momento, ne soffrono le istituzioni, a cominciare dal Parlamento, e ne soffre il rapporto con i cittadini. Quando nel frastuono generale non si possono nemmeno più cogliere bene le diverse posizioni e proposte, allora molti finiscono per allontanarsi non da questo o da quel partito, ma dalla politica.

E invece, attenzione. A chi mi ascolta, e a tutti gli italiani, vorrei dire: non allontanatevi dalla politica.
Partecipatevi in tutti i modi possibili, portatevi forze e idee più giovani. Contribuite a rinnovarla, a migliorarla culturalmente e moralmente. Lessi molti anni fa e non ho mai dimenticato le parole della lettera che un condannato a morte della Resistenza, un giovane di 19 anni, scrisse alla madre: ci hanno fatto credere che 'la politica e' sporcizià o è 'lavoro di specialisti', e invece 'la cosa pubblica siamo noi stessi'.

Quelle parole sono ancora attuali: non ci si può rinchiudere nel proprio orizzonte personale e privato, solo dalla politica possono venire le scelte generali di cui ha bisogno la collettività, e la partecipazione dei cittadini è indispensabile affinché quelle scelte corrispondano al bene comune.

Ma a questo fine è importante che vi sia più dialogo, più ascolto reciproco, tra gli opposti schieramenti. Non abbracci confusi, ma nemmeno guerre come tra nemici piuttosto che polemiche tra avversari. E' questo l'appello che ho rivolto e che continuo testardamente a rivolgere ai protagonisti della vita politica, interpretando, credo, il comune sentire dei cittadini.

Quel che auspico è lo stesso clima consolidatosi, nella politica e nelle istituzioni, in grandi paesi democratici.
E' possibile che ci sia anche da noi, confido che ci si arriverà.

Attraverso un confronto costruttivo si potranno ricercare - e questo, in sostanza, è ciò che preme a tutti noi - le soluzioni migliori ai problemi più gravi del paese. Ne citerò qualcuno che sento di più. Innanzitutto quello di far crescere e progredire l'Italia nel suo insieme. Le difficoltà non sono poche, lo sappiamo: dobbiamo alleggerirci del pesante debito pubblico accumulato nei decenni scorsi, e ciò richiede seri sforzi per dare priorità all' interesse generale. Dobbiamo riuscirci non solo per rispettare i nostri impegni con l' Europa, ma per porre su fondamenta più solide e sane lo sviluppo del nostro paese.

Lo sviluppo, ripeto, dell'insieme del paese. La sua parte più dinamica e competitiva merita la massima attenzione per il ruolo trainante che svolge, ma neppure essa può crescere per proprio conto, con le sue sole forze. E' indispensabile una visione unitaria e solidale: non si può fare a meno del grande potenziale rappresentato dal Mezzogiorno, occorre metterlo a frutto con politiche incisive e coraggiose.

E per fortuna, l'Italia non è ferma. Ha già ripreso a crescere, col contributo determinante di imprenditori che hanno imboccato la strada dell'innovazione e del rischio del mercato globale; e insieme di tecnici e lavoratori qualificati e aperti al cambiamento, consapevoli che è il momento di premiare il merito. Bisogna incoraggiare gli uni e gli altri: guardando con particolare sensibilità a chi lavora in condizioni pesanti e per salari inadeguati, a cominciare dagli operai dell'industria. E non si può tollerare la minaccia e la frequenza degli infortuni cui è esposta la sicurezza, e addirittura la vita, di troppi occupati, specie di chi, italiano o immigrato, lavora in nero.

L'occupazione è in aumento. Ma c'è da creare ancora lavoro per molti giovani e donne, specialmente nel Sud: lavoro alla luce del sole e pienamente riconosciuto nei suoi diritti.

E' questa una delle condizioni principali per realizzare una maggiore coesione sociale e civile, e in particolare per combattere fenomeni di disgregazione e criminalità nelle regioni più difficili.

Più coesione significa anche più equità, meno disparità nei redditi e nelle condizioni di vita, più vicinanza e sostegno per le persone e le famiglie che versano - e sono tante - in penose ristrettezze, e per quelle che sono provate da sofferenze di ogni natura. Più coesione significa inoltre uno sforzo maggiore per integrare nel sistema dei nostri principi e precetti costituzionali, senza discriminarli o tenerli ai margini, gli stranieri di cui l'Italia oggi ha certamente bisogno, e di cui è stato ed è giusto regolare l'ingresso legale nel nostro paese.

Una società più giusta, libera e aperta può anche essere più sicura, attraverso il richiamo severo, che non deve mancare, al rispetto delle leggi, delle regole, dei doveri. E' a questo impegno che presiedono con grande dedizione, negli ambiti di rispettiva competenza, le forze dell' ordine, e la magistratura, alla quale spetta anche contribuire a un più lineare e rapido corso della giustizia.

Sono queste le basi da rafforzare per un nuovo sviluppo del nostro paese, che è possibile e non dipende solo da chi ha responsabilità di governo ma dall' iniziativa e dal contributo di molti. E ci dà fiducia la ricchezza delle risorse umane di cui disponiamo: risorse come quelle della scuola e della ricerca, ingegno creativo e produttivo, e insieme sensibilità e solidarietà diffuse, che si esprimono con forza crescente in tante forme, a cominciare dal volontariato, quello delle ragazze e dei ragazzi del Servizio civile che ho da poco incontrato, e quello dell'associazionismo laico e religioso.

E alla vigilia dell'Anno europeo delle pari opportunità voglio sottolineare come in Italia tra le riserve preziose su cui contare ci sia quella, ancora così poco valorizzata, dei talenti e delle energie femminili.
Vedete, ho conosciuto e ascoltato un mese fa a Napoli due donne. La prima, madre di un ragazzo che si stava perdendo nelle trappole della malavita, ci ha raccontato come abbia combattuto per salvarlo, per recuperarlo alla scuola e come ci sia riuscita con l'aiuto della scuola. La seconda, una giovane che ha studiato con successo giungendo alla laurea e al dottorato, lavora ora a un progetto avanzato di ricerca genetica, per mille euro al mese - e si considera fortunata - con un contratto che scade nel maggio prossimo, ma 'non ci penso - ha detto - perché "ho un lavoro bellissimo".

Ecco, due casi così diversi: ma che ci dicono entrambi quale forza morale anima tante donne e può diventare fattore essenziale di progresso civile e di crescita dell'economia e della società. In particolare, gli incontri che ho ricordato mi hanno dato ancor più fiducia nell' avvenire di Napoli: è, come sapete, la mia città, ma penso sia cara a tutti gli italiani.

Per raccogliere le energie di cui è ricca la società italiana, indirizzarne e soddisfarne responsabilmente le domande, contrastando particolarismi e chiusure egoistiche, la politica ha bisogno di istituzioni più riconosciute e più forti. Si trovi dunque l'intesa per riformarle, senza toccare il patrimonio dei grandi valori e indirizzi costituzionali. Si concordino con realismo e misura quelle riforme che possono rendere più chiaro e coerente il ruolo delle autonomie regionali e locali, più efficace nelle sue decisioni il Parlamento nazionale, supremo fondamento della democrazia repubblicana. E si ricerchi pazientemente l'accordo su meccanismi elettorali che rendano più lineare e sicura la formazione delle maggioranze chiamate a governare il paese.

Infine, la politica deve guardare non solo all'Italia d'oggi, ma al mondo e al suo futuro.

Abbiamo costruito e consolidato la pace nel cuore dell'Europa, ma c'è ancora pace oltre i suoi confini. In questo momento tragici bagliori ci giungono ancora dall'Iraq. Sentiamo come minaccia comune le guerre che sconvolgono il Medio Oriente, che insieme con la fame e le malattie attraversano e flagellano l'Africa, da ultimo ancora una volta in Somalia, e che toccano ancora altre regioni.

La comunità internazionale, e in particolare l'Europa e l'Italia, non possono assistere inerti a questi conflitti, o a rischio della proliferazione nucleare; sono tenute a fare la loro parte per promuovere pace, stabilità, disarmo, sviluppo, per sostenere ovunque la causa dei diritti umani. Perciò è giusto intensificare le iniziative di cooperazione internazionale e partecipare alle missioni delle Nazioni Unite e dell'Unione europea in aree di crisi, come quella da poco iniziata in Libano. Ed è importante farlo con la carica di professionalità e umanità che contraddistingue le nostre Forze Armate, alle quali anche questa sera esprimo la nostra riconoscenza.

Ci sono state decisioni, come quella sull'ultima missione, prese in Parlamento a larghissima maggioranza: ecco un esempio positivo di intesa tra opposte parti politiche.

Il fenomeno delle crisi più gravi e delle guerre in diverse parti del mondo si intreccia col fenomeno del terrorismo internazionale, portando in sé il pericolo dei fanatismi, delle contrapposizioni radicali, degli scontri di civiltà.

Non possiamo dimenticare quel che l'Italia ha pagato per il terrorismo di casa nostra, per quel delirio di violenza e per quelle vite stroncate, alla cui memoria dobbiamo ancora rendere omaggio.

Ebbene, ci opponiamo con eguale fermezza al terrorismo di matrice fondamentalista che non conosce frontiere. Esso non rappresenta ma divide e minaccia innanzitutto lo stesso Islam.

In quanto a noi, perseguiamo non lo scontro ma il dialogo tra le culture e tra le religioni.
Nell' attuale, contraddittorio quadro mondiale un grande contributo positivo può venire dall' Europa.

E' una convinzione, ed è un'aspettativa, che ho sentito esprimere dai Capi di Stato e dalle personalità rappresentative di numerosi paesi, di diversi continenti che ho incontrato in questi mesi. Occorre perciò superare resistenze e difficoltà che impediscono una più forte unità e azione europea. Lo diciamo sapendo che anche l'Italia conterà nel mondo che si trasforma sotto i nostri occhi solo se conterà di più l'Europa.

Su questi grandi temi - la pace, in Terra Santa innanzitutto, tra israeliani e palestinesi; il dialogo con altre civiltà e altre fedi, nella distinzione e nel reciproco rispetto; il ruolo dell'Europa - colgo una profonda sintonia con la Chiesa cattolica, con le sue espressioni di base, con le sue voci più alte. Ne ho tratto conferma dall'aperto e cordiale incontro del 20 novembre con Papa Benedetto XVI, al quale invio di qui il mio saluto beneaugurante. C'è sintonia nel sollecitare un più giusto ordine mondiale, un modello di sviluppo globale diverso e più sobrio, di fronte a un ormai inquietante degrado dell' ambiente, che minaccia la stessa sopravvivenza umana.

Nel discorso indirizzatomi in occasione di quell'incontro il Pontefice ha voluto richiamare ripetutamente i principi e i valori affermati nella Costituzione italiana. E' mia convinzione che sia in effetti questo il riferimento essenziale per affrontare nel modo migliore anche i temi più delicati che oggi ci vengono proposti dagli sviluppi della scienza e dall'etica, da complesse situazioni sociali e da dolorosi casi umani come quelli che ci hanno di recente turbato e coinvolto. Alle scelte di cui si riconosca la necessità, il Parlamento può giungere nella sua autonomia attraverso un dialogo sulla vita e un confronto sulla realtà della famiglia che portino chiarezza ed evitino fratture.

In conclusione, le questioni che si profilano in ogni campo all' inizio del nuovo anno richiedono un impegno di più pacata e costruttiva riflessione, un maggior senso del limite e della responsabilità. E' così che potranno essere superate molte difficoltà, rispetto alle quali un paese come il nostro deve e può avere fiducia in se stesso. E' un paese nel quale antiche e profonde sono le radici della civiltà dell'Europa e dell'Occidente. E' un paese che può far leva tanto sulla sua storia quanto sul suo dinamismo, sulla sua capacità di rinnovarsi e migliorarsi.

E' questo il saluto di Buon Anno che rivolgo dunque a voi tutti, alle vostre famiglie, e in modo particolarmente affettuoso - anche da nonno, se mi permettete - ai bambini che vi circondano. Ne incontro molti, al Quirinale e nelle città: e sono sempre una fonte fresca di gioia e di speranza. E' pensando a loro che dobbiamo saper guardare lontano, saper guardare consapevolmente al futuro.

Grazie, e ancora auguri!