martedì 18 marzo 2008

Nell'anniversario di Mallarmé


Apparizione
La luna s'attristava. Serafini piangenti,
L'archetto alzato, in sogno, dalle viole morenti
Traevan, nella calma di vaporosi fiori,
Bianchi singhiozzi a petali dagli azzurri pallori.
- Era quel santo giorno del nostro primo bacio.
La fantasia, martirio cui da sempre soggiaccio,
S'inebriava sapiente al profumo di tristezza
Che pur senza rimpianto lascia e senza amarezza
La vendemmia d'un sogno al cuore che l'ha colto.
Dunque erravo, alle vecchie pietre l'occhio raccolto,
Quando per via, col sole sui capelli splendente,
E nella sera, tu m'apparisti ridente,
Ed io vidi la fata dal cappuccio di luce
Che un tempo sui miei sonni di fanciullo felice
Già passava, lasciando, dalle sue mani belle,
Nevicar bianchi fiori di profumate stelle.
Brezza marina
Come è triste la carne... E ho letto tutti i libri!
Fuggire! Laggiù fuggire! Ho udito il canto degli uccelli ebbri
d'essere tra l'ignota schiuma e i cieli.
Nulla, neppure gli antichi giardini riflessi negli occhi,
Potrà Trattenere il mio cuore che si immerge nel mare.
O notti! Neppure il deserto chiarore della mia lampada
Sul foglio ancora intatto, difeso dal suo candore,
E neppure la giovane donna che nutre il suo bambino.
Partirò! Nave che culli le tue vele
Leva l'ancora verso un'esotica natura!
Una Noia crede ancora, desolata da speranze crudeli,
ai fazzoletti agitati nell'ultimo addio.
E forse gli alberi che attirano la tempesta
il vento farà inclinare sui naufragi
Perduti, senz'alberi, lontani da fertili isole...
Ma ascolta, mio cuore mio, il canto dei marinai!

Nessun commento: